[Flopiziesco #10] Il Carabiniere - 1981

 

Anno: 1981
Regista: Silvio Amadio
Casa di produzione: Domizia Cinematografica
Paese di produzione: Italia

CAST
Fabio Testi: Francesco Palumbo
Massimo Ranieri: Paolo Palumbo
Enrico Maria Salerno: Roberto De Micheli
Valeria Valeri: Elena Palumbo
Silvio Spaccesi: don Saverio
Marino Masè: Gianni, il medico
Tulli Chiara: Angela De Micheli
Mariolina De Fano: Concetta
Nicola Pignataro: Minguccio
Andrea Aureli: Carlo Ippolito
Gilberto Galimberti: Vincenzo Caputo
Vincenzo Ferro: il maresciallo al paese
Tommaso Bianco: maresciallo a Napoli

ATTENZIONE: SPOILER (anche se è un flop...)!

Pietra tombale su un filone che aveva dominato negli anni '70 l'industria cinematografica italiana. Con questa pellicola, Silvio Amadio lascia il mondo del cinema, con un Testi che è diventato l'ultimo baluardo del genere ormai al suo definitivo capolinea. Dramma familiare a metà strada tra Shakespeare e un lacrima-movie poveristico alla Ninì Grassia ricco di azione nel finale.



La vedova Elena Palumbo è madre di due figli, Francesco e Paolo, che vivono con la madre in una fattoria da loro gestita.
Il loro terreno però serve, per una speculazione edilizia, a Roberto De Michelis, disposto a tutto pur di diventarne proprietario. Dopo aver proibito alla figlia Angela di frequentare Paolo, di cui è innamorata, De Michelis non esita a far uccidere quest'ultimo, che nel frattempo si è arruolato nei Carabinieri ed è in servizio a Napoli. Arrivato a conoscenza del mandante della morte del fratello, Francesco decide di vendicare la morte di Paolo a tutti i costi.

Film economico su ogni lato da dove lo si guardi: un prestigioso cast di culto al minimo sindacale, dovuto a una sceneggiatura elementare ripiena di momenti patetici. Quando avviene l'assassinio di Paolo, la figlia di De Michelis si ritrova all'interno di un ospedale psichiatrico, mentre vede in sovrapposizione e anche in loop (!) e addirittura al rallentatore (!!) la scena dell'omicidio, mentre la madre di Palumbo impazzisce e parla accanto al figlio morto, convinta che sia ancora vivo... e tanto eccesso di effetti speciali e di lacrima facile fa' solo sorridere e sbadigliare, anche grazie alla colonna sonora da ascensore di Ubaldo Continiello.
La "vendetta" di Testi non è necessariamente automatica, stando alla logica del film. Passano sei mesi dalla morte di Paolo, poi comincia a indagare per conto suo su quell'omicidio (dimenticandosi dell'esistenza del mafioso deciso a cacciare via i Palumbo). Indaga nell'ombra, tira qualche schiaffo qua e la trovandosi a confrontarsi con l'inerzia della polizia che, senza nemmeno farsi guidare dai contatti politici di De Michelis (ma ne ha davvero?), è imbavagliata da una legge troppo poco compassionevole per le vittime. Nonostante la sua vendetta duri 20 minuti (concludendosi anonimamente), il regista trova il modo per tirare uno sbadiglio di troppo facendo perdere tempo in una stazione di polizia, tentando di replicare l'ansia procedurale alla Lenzi, fallendo in pieno.
Perdita di tempo piacevole, ma non vi è nulla di speciale. Consigliato solo agli appassionati del genere, poiché il regista va' dritto al finale senza pietà per lo spettatore, nessun vincitore e solo perdenti. Un mondo dove urla partenopee, amori impossibili e vendette personali sono all'ordine del giorno.

Nonostante il flop in patria, la pellicola passò anche in lingua anglofona (A Gun for a Cop), in lingua francofona (Un Flingue Pour un Flic) e anche in tedesco col titolo di Eine Kugel fur den Bullen. Quando il cinema italiano veniva apprezzato a livello europeo.
Ci vediamo in un'altra ciofeca da recensire, e in altre recensioni, cari spettatori del blog!


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