Il Giocattolo - 1979

 

Anno: 1979
Regista: Giuliano Montaldo
Casa di produzione: Rafran e Alex Cinematografica
Paese di produzione: Italia

CAST
Nino Manfredi: Vittorio Barletta
Marlène Jobert: Ada Barletta
Arnoldo Foà: Nicola Griffo
Olga Karlatos: Laura Griffo
Vittorio Mezzogiorno: Sauro Civera
Pamela Villoresi: Patrizia Griffo
Giovanni De Nava: lo slavo
Luciano Catenacci: il "gorilla" di Griffo
Daniele Formica: Gualtiero
Margherita Horowitz: la proprietaria della pizzeria
Renato Scarpa: l'armaiolo
Mario Brega: un rapinatore

ATTENZIONE: SPOILER!

Girato dal creatore di Sacco e Vanzetti (1971), si tratta di un Taxi Driver (1976) all'italiana. Entrambi i films sono molto diversi, ma con una caratteristica in comune: come un uomo intrappolato in una vita noiosa è affascinato dalle armi e cerca di farsi strada, ed è molto più drammatico e pessimistico rispetto al film statunitense. Vi consiglio la visione insieme a L'Arma (1978) di Pasquale Squitieri, dato che condivide l'idea della pistola come "rimedio" di ogni male in un tempo in cui dilagava la giustizia privata e l'insicurezza a causa del terrorismo.
Posso dire con certezza che il film ha colto l'occasione e ha spiccato il volo, rimanendo in aria fino ai giorni nostri.


Un contabile, Vittorio Barletta, porta avanti la sua squallida vita in una grande società, di proprietà di un suo amico ed ex-compagno di scuola, Nicola Griffo, individuo egoista e spregiudicato che non esita a sfruttare il contabile in rischiose operazioni finanziarie, spesso al di fuori della legge. Un giorno, Vittorio rimane ferito alla gamba durante una rapina in un supermercato. Dimesso dall'ospedale, conosce un poliziotto di nome Sauro, ed acquista un'arma che però gli viene rubata non appena uscito dal negozio. Ma dimostra di avere capacità mozzafiato nelle armi da fuoco, tanto da essere classificato primo in diverse gare di tiro. Così, Sauro gli regala una nuova arma da fuoco. Una sera, i due amici si recano in un ristorante, e Sauro riconosce un malvivente e cerca di arrestarlo sfruttando l'effetto sorpresa, ma il criminale si accorge e lo elimina. Vittorio, rimasto scioccato dalla morte dell'amico, spara al complice del criminale uccidendolo, diventando un eroe mediatico. Da lì in poi la vita di Vittorio diventerà un continuo calvario, essendo minacciato di morte dagli altri complici, e la salute di sua moglie peggiora. Li neutralizza sotto casa sua, e viene tratto in arresto dalla polizia per eccesso di legittima difesa. Scarcerato, apprende che a sua moglie gli resta poco da vivere, e viene sempre più marginato fino a diventare solo e impotente. Patrizia Griffo seduce Vittorio, e quando il padre lo viene a sapere lo licenzia, e così si vendica del padre, ferendolo mortalmente.

Ulteriore dimostrazione che film di questo genere raramente si rivedranno in Italia, e reputo il terzo film di punta di Montaldo, dopo Ad Ogni Costo (1967) e Sacco e Vanzetti (1971). All'inizio si crede che fosse una delle tante banali commedie all'italiana degli anni '70, ma alla fine si trasforma in un qualcosa di cupo e violento, con l'ansia su possibili svolte psicologiche del protagonista. Ispirato al Un Borghese Piccolo Piccolo di due anni prima girato da Mario Monicelli, Montaldo sfrutta la commedia per fare uno spaccato lugubre ed amaro sugli anni di piombo, sulla paura dilagante e sulla voglia di riscatto del cittadino/operaio medio. Le sue battute taglienti riescono a tenere solida la commistione tra la commedia e il drammatico. Perfetta la comparsa di Vittorio Mezzogiorno, qui nella sua forma più smagliante e anche nel momento più prolifico della sua carriera (l'anno dopo parteciperà con Fabio Testi nel poliziesco di Speed Cross). Nino Manfredi strepitoso e sempre eccellente, anche con le sue battute memorabili. Ennio Morricone riesce a incantare lo spettatore, suonando le note di un carillon. Ribadisco, senza alcun timore di smentita, che si tratta di un'opera di un Italia cinematografica che oggi è ridotta a una macchietta a colpo sicuro. Un cinema che ti faceva riflettere.

La pellicola trovò distribuzione anche in Francia con il titolo ancora più esplicativo di Un Jouet Dangereux, ovvero Un Giocattolo Pericoloso. Stesso risultato nei paesi anglofoni con A Dangerous Toy.

"Ma tu che cazzo ci fai con la pistola? Chissà che non ci sia una pistola nel tuo destino", biglietto da visita del film.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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