Bollettino Cinematografico #1: Ombre ed Azione a Hong Kong e Dintorni

Ho scordato l'ultima volta che ho usato la scrivania del mio studio... ne ha presa di polvere.
Ed è giunto il momento di scrollarcela di dosso, data la voglia di portare in Italia ciò che non è mai riuscito ad arrivare. Anche la passione ha il suo ruolo fondamentale, nel mio operato.


Eroe del Popolo, regia di Yee Tung-Shing, 1987.
No, il titolo non ha nulla a che vedere con un kolossal propagandistico della Spagna franchista. Rapina in una banca andata a monte, e uno degli ostaggi si rivela essere un latitante ricercato dalla polizia. Manca il solito elemento distintivo dei films hongkongesi, ossia la commedia "slapstick", e ciò influisce sugli eventi della pellicola: rendendoli più seri e coinvolgenti. Neanche una goccia di sangue in tutto il film, ma inevitabilmente ce ne sarà a cascate nel finale, letteralmente disturbante e inaspettato. La pellicola si avvale della presenza di Ti Lung nel pieno della sua popolarità, insieme a un convincente Tony Leung nei panni del latitante (non disposto a uccidere e a ricorrere alla violenza inutile). Alcuni momenti della pellicola sono poco chiari allo spettatore e determinano il panico neorealista del film, tra cui la scena del telefono: Tony avrebbe tolto di mezzo alcuni ostaggi, se il telefono non fosse squillato in tempo? O avrebbe reagito diversamente? Merita una visione, se siete degli appassionati dei thriller ambientati quasi interamente in un edificio.

Missione di Giustizia, regia di Lu Chun-Ku, 1992.
Due agenti speciali sono sulle tracce di una banda specializzata in contrabbando, tratta di schiavi e spaccio di droga. Pellicola non memorabile del genere "girls with guns", in quanto scontata dal primo all'ultimo fotogramma: combattimenti all'inizio e alla fine, nessuna sottotrama che riguarda qualche criminale da atterrare con le arti marziali, supercattivo onnipotente che nemmeno ha il tempo di ramificarsi nel film (dato che effettua il suo ruolo solo all'inizio e alla fine). Il regista riesce in una location, parecchio rurale, a sprecare un cast di piccole e grandi stelle delle arti marziali (Yukari Oshima, Moon Lee, Carrie Ng) per la banalità della trama principale. Accoltellamenti ed esplosioni al minimo sindacale, ma per un po' di tempo il combattimento finale riuscirà ad incollare lo spettatore allo schermo... munito anche di granate. Pellicola nella media del genere, ma vale la pena dargli uno sguardo per lo scenario.


Incontri Pericolosi del Primo Tipo, regia di Tsui Hark, 1980.
Tre amici fabbricano una bomba artigianale e la piazzano in un cinema. Una ragazza di nome Pearl comincia a seguirli e a manipolarli, e gli attentatori pianificano atti sempre più audaci. Atti talmente audaci che mi hanno lasciato, anche dopo il termine del film, imbalsamato sul divano senza una singola parola. Nichilismo prorompente in ogni fotogramma, che proietta una Hong Kong squallida dalle sfumature melvilliane... in quanto i protagonisti principali non possono redimersi, ad eccezione dell'eroina dal nome MOLTO inadatto di nome Pearl. Ondata di furia e sangue che asfalta tutto e tutti, anche un'organizzazione di contrabbandieri di armi da fuoco nel CIMITERO di Hong Kong! Molto riassuntivo il titolo francese della pellicola, "L'Enfer des Armes", ossia "L'Inferno delle Armi" che descrive l'aria furiosa e senza speranza della pellicola.


Il Gioco più Pericoloso, regia di Toru Murakawa, 1978.
Al sicario Shohei Narumi viene chiesto di salvare un uomo d'affari rapito, coinvolto in un progetto di difesa aerea. Narumi è vicino alla vittoria, ma un proiettile vagante toglie di mezzo l'affarista... e chi lo ha assunto ha un'altra missione per lui. Acqua fresca in piena faccia, trama appena visibile ma pura evasione rilassante e divertente per il pubblico di allora. Come tutti gli eroi in negativo melvilliani made in Japan degli anni '70, la loro giornata tipo è la seguente: picchiatore provetto, eccentrico, può portarsi a casa sua le donne più belle, e se ci riesce, alla fine della giornata porta a termine il suo lavoro di sicario. Grintoso e dai stilemi "macho", ma anche ricco di elementi comici, per il livello di violenza è quasi innocente ai giorni nostri, data la vergognosa e inutile violenza usata in alcune serie televisive per incrementare gli ascolti... Yusaku Matsuda e la ragazza "piccante" di uno degli antagonisti, Keiko Tasaka, sono elementi che non passeranno mai di moda né allora e nemmeno tutt'oggi.

I Contrabbandieri di Santa Lucia, regia di Alfonso Brescia, 1979.
Un gruppo di mafiosi internazionali spedisce una partita di droga in Iran, ma viene respinta a causa dell'omonima rivoluzione. Decidono così di spedirla verso gli Stati Uniti, ma la dogana italiana è sulle loro tracce. Lieto di essere sopravvissuto al spaventosamente terribile "Ragazza Tutta Nuda Assassinata nel Parco", e fiero di aver assistito a un digeribile poliziottesco come quest'ultimo; ricco di azione nella seconda parte. Ricco anche di sottotrame tra due ragazzini innamorati e di come i ceti sociali più poveri di Napoli debbano commerciare sigarette rubate per mangiare, il tutto raccontato da un Mario Merola piuttosto convincente, che ci illustra anche come vivono in appartamenti di una sola stanza, ma amichevoli ed ospitali. E' il must have di qualsiasi appassionato del genere, in quanto Brescia inserisce ogni cosa che pretende il genere: inseguimenti, esplosioni, sparatorie e anche nudità. Non proprio uno dei migliori poliziotteschi, ma si lascia vedere grazie alla presenza di Merola e di Antonio Sabàto.

Grazie per la visione, e al prossimo appuntamento.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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