Bollettino Cinematografico #2: Dal Neorealismo Italo-Tedesco all'Azione Neorealista di Hong Kong
Carissimi seguaci, rieccoci qui con il nostro appuntamento del cinema oriental-occidentale con tutte le sue sfumature... ricche di piombo e di tanti acrobati che si lanciano su ogni oggetto per riempire i botteghini di ogni cinema multisala.
Si Può Essere più Bastardi dell'Ispettore Cliff?, regia di Massimo Dallamano, 1973.Cliff Hoyst è un agente della narcotici in incognito, e riesce ad entrare in un giro insieme a un trafficante di droga. Viene quindi inviato in Libano per impedire l'acquisto di una grossa partita di droga da un clan mafioso.
Unica incursione del regista nel genere thriller/giallo, ed a mani basse riesce a competere anche con altri specialisti come Umberto Lenzi e Fernando Di Leo. Contiene tutto quello che uno spettatore si aspetta nel genere, adatto solo per stomaci forti: doppiogiochisti, sparatorie, inseguimenti, sadismo ed un'estrema ambiguità morale. Il tutto coronato dal classico finale cinico e senza scampo tipico di quegli anni. Patricia Hayes e Ivan Rassimov brillano sopra tutti, la prima ben calata nel suo ruolo di "mamma", ma del crimine in salsa carismatica; il secondo riesce ad emergere dall'ombra di Hayes grazie alla sua corsa frettolosa per acquisire il denaro sporco di tale clan. Anche la sig.rina Stephanie Beacham completa l'epicità del casting con il suo sex-appeal (senza sforzarsi). Superlativo il lavoro della fotografia, comprese le locations. Anche la colonna sonora (diretta da Riz Ortolani) martella molto i timpani e si posiziona benissimo nei nostri condotti uditivi, ed esprime l'atmosfera cupa e tesa della pellicola. I Bastardi, regia di Duccio Tessari, 1968.
Due fratelli (Giuliano Gemma e Klaus Kinski) si contendono sia l'amore di una donna che il bottino di una rapina, e per entrambi finirà male...
Difficile trovare chi sia il vero bastardo nel film, dato che lo sono quasi tutti. Compresa la madre dei due fratelli (Rita Hayworth, poco prima dell'insorgere del morbo di Alzheimer), consumatrice sfrenata di whisky. Impostato come un western, ma ambientato nell'America moderna di fine anni '60, il regista ci regala inconsapevolmente un'istantanea di quell'epoca: auto scintillanti, case sontuose, nightclub danzanti, campagne e sfondi che riassumono il sogno americano, il tutto con una fotografia dai colori frizzanti e vivaci che addolciscono l'atmosfera noir della pellicola. Non troppo lontano dal genere poliziottesco, ricco di sparatorie, inseguimenti, donne nel ruolo di "femme-fatales". Il sig. Duccio si allontana dal tipico stile dei noir all'americana, ed alza la posta in gioco con dei personaggi che non si possono redimere alla Melville... Giuliano abbandona temporaneamente il personaggio di Ringo e si cala in un tiratore scelto disposto anche a sparare senza problemi ai suoi complici, pur di portare a termine la sua impresa; Kinski nel ruolo del fratello geloso che vorrebbe avere quei diamanti per sé; e la sig.ra Hayworth per la maggior parte del tempo ubriaca e dagli sbalzi d'umore imprevedibili che a volte riescono a rubare alcune scene del film.
Supermarkt, regia di Roland Klick, 1974.
Willi (Charlie Wierczejewski) è un ragazzo di strada che si guadagna da vivere con piccoli reati. Fa' amicizia con due persone completamente differenti: un giornalista che vuole aiutarlo a guadagnarsi da vivere onestamente, e un vecchio criminale in cerca di soldi facili.
Piccolo capolavoro sempreverde del neorealismo tedesco, noto in patria come "kleine dreckige film" (piccoli films sporchi), basato su fatti di cronaca, polizieschi e drammi di strada ricchi di denunce politiche/sociali simili alle nostrane capitanate da Damiani. L'intera pellicola è dannatamente elettrizzante, ma anche carica (sfortunatamente) di depressione anche a causa delle ambientazioni tipiche di quel sottomondo del crimine... case abbandonate, rovine, strade secondarie quasi sempre buie e notti illuminate dai lampioni stradali ormai consumati della città di Amburgo. Nichilismo a palate che lascia senza fiato lo spettatore, compreso il non abbandonabile mondo della microcriminalità. In una pellicola di un'ora e 24 minuti, il regista è riuscito a trasformare Amburgo come una città dove la speranza non esiste... e dove il torto è sempre dietro l'angolo, che delimita l'impossibilità di redimersi in positivo in quel tipo di società. E per sopravvivere sei costretto a fare il delinquente, pur di sfuggire alla miseria imperante nella città...
Willi (Charlie Wierczejewski) è un ragazzo di strada che si guadagna da vivere con piccoli reati. Fa' amicizia con due persone completamente differenti: un giornalista che vuole aiutarlo a guadagnarsi da vivere onestamente, e un vecchio criminale in cerca di soldi facili.
Piccolo capolavoro sempreverde del neorealismo tedesco, noto in patria come "kleine dreckige film" (piccoli films sporchi), basato su fatti di cronaca, polizieschi e drammi di strada ricchi di denunce politiche/sociali simili alle nostrane capitanate da Damiani. L'intera pellicola è dannatamente elettrizzante, ma anche carica (sfortunatamente) di depressione anche a causa delle ambientazioni tipiche di quel sottomondo del crimine... case abbandonate, rovine, strade secondarie quasi sempre buie e notti illuminate dai lampioni stradali ormai consumati della città di Amburgo. Nichilismo a palate che lascia senza fiato lo spettatore, compreso il non abbandonabile mondo della microcriminalità. In una pellicola di un'ora e 24 minuti, il regista è riuscito a trasformare Amburgo come una città dove la speranza non esiste... e dove il torto è sempre dietro l'angolo, che delimita l'impossibilità di redimersi in positivo in quel tipo di società. E per sopravvivere sei costretto a fare il delinquente, pur di sfuggire alla miseria imperante nella città...
12 Ore di Terrore, regia di Wong Jing, 1991.
Un gruppo di nazionalisti giapponesi fallisce l'assassinio del Dalai Lama durante la sua visita a Singapore nel Giorno dell'Indipendenza, ma esso rimane ferito gravemente dall'attentato. Ha urgentemente bisogno di una trasfusione di sangue, e due poliziotti hongkongesi giunti a Singapore hanno un raro gruppo sanguigno, venendo a loro volta minacciati dai terroristi.
La trama non è assolutamente nulla di speciale, ma lascia il segno per il suo ritmo veloce che non lascerà neanche il tempo di comprendere allo spettatore i fatti accaduti nel film. Se sei un appassionato dei films d'azione, questo film può fare per te: sebbene il regista avesse a disposizione un budget molto limitato, grazie ad alcuni momenti esilaranti (vedasi la scena del tizio in sedia a rotelle in ospedale durante l'invasione dei nazionalisti!) e la situazione tra l'esagerazione e il realismo, risulta vincente nella sua formula da film d'azione. I personaggi non cercano in alcun modo di sembrare troppo simpatici, ed a volte condividono momenti violenti e molto sanguinolenti con i terroristi... colmi di adrenalina che vi faranno alzare dalla sedia! Merita uno sguardo da qualche futuro regista che non ha i soldi di qualche produttore milionario...
Un gruppo di nazionalisti giapponesi fallisce l'assassinio del Dalai Lama durante la sua visita a Singapore nel Giorno dell'Indipendenza, ma esso rimane ferito gravemente dall'attentato. Ha urgentemente bisogno di una trasfusione di sangue, e due poliziotti hongkongesi giunti a Singapore hanno un raro gruppo sanguigno, venendo a loro volta minacciati dai terroristi.
La trama non è assolutamente nulla di speciale, ma lascia il segno per il suo ritmo veloce che non lascerà neanche il tempo di comprendere allo spettatore i fatti accaduti nel film. Se sei un appassionato dei films d'azione, questo film può fare per te: sebbene il regista avesse a disposizione un budget molto limitato, grazie ad alcuni momenti esilaranti (vedasi la scena del tizio in sedia a rotelle in ospedale durante l'invasione dei nazionalisti!) e la situazione tra l'esagerazione e il realismo, risulta vincente nella sua formula da film d'azione. I personaggi non cercano in alcun modo di sembrare troppo simpatici, ed a volte condividono momenti violenti e molto sanguinolenti con i terroristi... colmi di adrenalina che vi faranno alzare dalla sedia! Merita uno sguardo da qualche futuro regista che non ha i soldi di qualche produttore milionario...
Addio Cina, regia di Clara Law, 1990.
Pellicola che descrive il desiderio immigratorio dei cinesi nella Cina continentale negli Stati Uniti. Il film segue Zhou (Tony Leung) insieme a sua moglie (Maggie Cheung) nella metropoli di New York, e gli attenderanno spiacevoli sorprese nella "terra promessa".
Se qualcuno di voi è interessato alla cultura cinese, questa pellicola può aiutarvi molto nel vostro studio; in quanto intrisa di pessimismo... ma anche elettrizzante ed agghiacciante nella storia di questi due immigrati, costretti a vivere in condizioni spaventose, scroccando cibo e ad essere disposti alla prostituzione di un'adolescente pur di mantenersi ed avere un tetto sopra la loro testa. Difficile da visionare, ma sicuramente non è da mandare al macero. Il film continua a dirci che vivere in America non è tutto rosa e fiori, e chi non ha maestria e furbizia nei bassifondi newyorkesi non ha alcuna speranza di sopravvivere. Il pessimismo non lascia scampo nemmeno ai due protagonisti, soprattutto la sig.rina Maggie... che dalla dolcezza del suo personaggio si evolverà in un qualcosa di scioccante verso gli ultimi minuti della pellicola. Anche per Tony è prevista una metamorfosi: da padre innocente, poi disilluso e infine tragico. Se non siete abituati al feroce neorealismo della sig.rina Clara Law, evitate la visione della pellicola...
Pellicola che descrive il desiderio immigratorio dei cinesi nella Cina continentale negli Stati Uniti. Il film segue Zhou (Tony Leung) insieme a sua moglie (Maggie Cheung) nella metropoli di New York, e gli attenderanno spiacevoli sorprese nella "terra promessa".
Se qualcuno di voi è interessato alla cultura cinese, questa pellicola può aiutarvi molto nel vostro studio; in quanto intrisa di pessimismo... ma anche elettrizzante ed agghiacciante nella storia di questi due immigrati, costretti a vivere in condizioni spaventose, scroccando cibo e ad essere disposti alla prostituzione di un'adolescente pur di mantenersi ed avere un tetto sopra la loro testa. Difficile da visionare, ma sicuramente non è da mandare al macero. Il film continua a dirci che vivere in America non è tutto rosa e fiori, e chi non ha maestria e furbizia nei bassifondi newyorkesi non ha alcuna speranza di sopravvivere. Il pessimismo non lascia scampo nemmeno ai due protagonisti, soprattutto la sig.rina Maggie... che dalla dolcezza del suo personaggio si evolverà in un qualcosa di scioccante verso gli ultimi minuti della pellicola. Anche per Tony è prevista una metamorfosi: da padre innocente, poi disilluso e infine tragico. Se non siete abituati al feroce neorealismo della sig.rina Clara Law, evitate la visione della pellicola...
Grazie per la visione, ed al prossimo appuntamento!
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!
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