Bollettino Cinematografico #4: Spionaggio Internazionale

Ben ritrovati, carissimi spettatori del Sottobosco, nel 2022!
Per colmare la mia (breve) assenza dal blog, è giunto il momento di aprire la finestra e dare una ventata di aria fresca ai gialli/polizieschi che solitamente tratto nel blog...
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Rapporto Fuller: Base Stoccolma, regia di Sergio Grieco, 1968.
Dick Worth è un noto pilota di auto da corsa, che all'improvviso viene coinvolto in uno spionaggio nei confronti di una ballerina russa e su un documento segreto denominato "Rapporto Fuller".
Una spanna al di sopra della media degli "EuroSpy" a basso costo, in quanto come detto poco prima non è un agente segreto... ma un pilota di auto che dovrà sfuggire ai proiettili tramite il suo ingegno, rispetto alle abilità fisiche e ai gadgets tanto sfruttati da molti agenti del genere. Ambientato in una location da cartolina come la Svezia, Produzione con la P maiuscola che influisce efficacemente sulle scene d'azione (vedasi la sparatoria in una falegnameria e l'interrogatorio a Clark!) e per colmare il tutto, la simpatia contagiosa del protagonista in cerca della sua anima gemella in mezzo a tale diatriba. Armando Trovajoli superlativo come al solito nella sua colonna sonora, per aggiungere la ciliegina su ogni tipo di celluloide.
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Le Spie Uccidono a Beirut, regia di Luciano Martino, 1965.
Un'agente della CIA ha il compito di trovare un prezioso microfilm contrabbandato da due scienziati russi, che in precedenza avevano sperato di disertare.
Come al solito, la sua missione è ostacolata da esplosioni, sparatorie, inseguimenti e donne in mezzo a tale scacchiera a grandezza naturale. Ma nel mentre, il ritmo è ben serrato e il divertimento non passa mai in secondo piano. Il protagonista riesce a fare da calamita con il suo fascino naturale, assieme alla Dominique Boschero e Wandisa Guida, che entrambe dominano il grande schermo senza alcuna fatica. Se avrebbero avuto l'occasione di partecipare in uno spionistico marchiato 007, sarebbero stati promossi con tanto di abbondanti lodi... come lo è per la trama, di una facilità notevole e ricca di colpi di scena. Pellicola da assaporare anche come documentario, dato che la Beirut degli anni '60 aveva un aspetto esotico che oggi si è quasi del tutto estinto...
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Bacia e Uccidi, co-regia di Cheng Kang e Takumi Furukawa, 1967.
Un aereo militare con a bordo una testata nucleare esplode in volo, a causa di misteriosi raggi di origine elettronica. Alcuni agenti segreti partono alla ricerca della fonte, e si scopre che nel mezzo dell'incidente vi è uno scultore: Liang Tien Hong.
Rielaborazione di un classico spionistico nostrano (Agente 3S3: Passaporto per l'Inferno, regia di Sergio Sollima), che nel titolo originale in cantonese ci illustra cosa vedrete nel film: Grande Amico Sgargiante, ossia il protagonista dal carattere sgargiante e soave (Paul Chang) che ci rende partecipi delle sue scene d'azione e di combattimento poco credibili, ma tanto divertenti. Ma per distrarci dalla serietà della celluloide, ci pensa una ex-Miss Hong Kong: la sig.rina Diana Chang, che aggiunge alla portata un po' di pepe e cioccolato.
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Rosa Velenosa, regia di Lei Pan, 1966.
La polizia sospetta che dei trafficanti di droga lavorino nell'ombra in un elegante nightclub di Hong Kong denominato "La Vedova Nera", dove la sua attrazione principale è la cantante Chiang Feng (Julie Yeh Feng).
Ininterrotta caccia tra gatti e topi, e nel mezzo di questa caccia sboccia anche un'amore con la principale sospettata... senza una singola domanda che lui, Kang Hua, sia un poliziotto sotto copertura. Se cercavate uno spionistico serio, qui regna incontrastato il divertimento come nella pellicola precedente: non è da prendere sul serio, visionatelo come "docufilm" della Hong Kong degli anni '60. E scordatevi anche i momenti di noia, i due protagonisti allettanti e l'eccitazione sono i principali repellenti per restare incollati allo schermo.
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OSS 117: a Tokyo si Muore, regia di Michel Boisrond, 1966.
Una base della Marina americana è stata distrutta da un'arma segreta. L'agente OSS 117 viene spedito in Giappone per indagare su un'organizzazione che ha rivendicato l'attacco... e che minaccia un altro attacco agli USA, se non pagano un riscatto.
Poco eccitante rispetto ai precedenti quattro films, si lascia vedere per il tripudio frizzante di colori e per le auto utilizzate, personaggi compresi. Per ammazzare la noia, Bonnisseur si scontra anche con un lottatore di sumo e non si fa' problemi ad appendere cattivi con i fili del telefono. Nuova carica al franchise che ha anticipato di quattro anni (1949) quello di James Bond (1953), con tanto di luci brillanti, locali notturni del Sol Levante e inquadrature panoramiche che mostrano altri scagnozzi dell'organizzazione che provano a togliere di mezzo Bonnisseur... Frederick Stafford regala alla saga un tocco di eleganza e pepe, dettaglio che non passerà inosservato.
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Anche per questo appuntamento al di fuori dei generi trattati nel blog è tutto, prossimamente tornerò con altre perle da disseppellire dal giudizio spietato del tempo...
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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