I Cacciatori (Οι κυνηγοί) - 1977

 
Anno: 1977
Regista: Theo Angelopoulos
Paese di produzione: Grecia

CAST
Vangelis Kazan: Sawas
Eva Kotamanidou: moglie del generale
Giorgos Danis: Yannis Diamantis
Mairi Hronopoulou: sig.ra Diamantis
Ilias Stamatiou: Antonis Papadopoulos
Betty Valassi: moglie di Sawas
Aliki Georgouli: sig.ra Papadopoulos
Nikos Kouros: il generale
Stratos Pahis: Giorgos Fantakis
Dimitris Kaberidis: Yannis
Christoforos Nezer: il politico
Takis Doukakos: capo della polizia militare

ATTENZIONE: SPOILER!

E' possibile che il cadavere di un militante socialista possa dare il via a un analisi storica sulla Grecia dei colonnelli talmente intensa che farebbe impallidire anche il sig. Barbero? Ultima pellicola di una trilogia interamente dedicata ai governi che si sono susseguiti in Grecia, ed interamente intrisa di ipnotismo: nonché il principale cavallo di Troia di Angelopoulos, capace di attirare i cinefili più affamati come il sottoscritto e di farli assistere a 360 gradi in ogni sua singola storia raccontata sul grande schermo. Non a caso il maestro del noir all'americana, Martin Scorsese, definì i suoi films come "ipnotici, travolgenti e profondamente emotivi"... 

Capodanno del 1976. Un gruppo di cacciatori dell'alta borghesia, su un'isola greca, si imbattono in un cadavere sepolto nella neve e perfettamente conservato dal freddo. L'uniforme che indossa è molto familiare: si tratta di un partigiano morto durante la guerra civile greca del 1949. Trasferito in un obitorio, per i cacciatori inizia un lungo cammino per affrontare i loro peccati. Ogni membro del gruppo vede quel cadavere su una bara improvvisata, costringendoli a capitolare per le loro azioni dopo l'omonima guerra civile; venendo così condannati alla propria esecuzione dai partigiani. Aprono gli occhi e si scopre che era un incubo collettivo causato dal partigiano, che in seguito verrà seppellito con tutti gli onori... assieme alle colpe di quei cacciatori.

Il sequel di "La Recita" del 1975, degno di essere definito tale. Viaggio da lasciare a bocca spalancata anche per lo stile visivo del regista, rigorosamente un andirivieni dal passato al presente, anche nella stessa inquadratura! Ci troviamo davanti a una surreale istantanea della Grecia nell'immediato dopoguerra ed a quella degli anni '70... anch'essa appena uscita dal periodo buio dei colonnelli. Satira ferocissima sulle colpe, sulla negazione, sulla confusione e sul continuo autoinganno dei personaggi della pellicola. Come sulla plastilina, il sig. Theo modella il passato con il presente, e noi lo facciamo con il rimodellare il presente, in base ai nostri ricordi del passato. Nel mezzo alla serietà imperante della pellicola, l'umorismo trova il suo modo per coinvolgere lo spettatore... seppur cupo.


Assicuratevi una teca apposita per la celluloide in questione: difficile per il suo tema, ma estremamente gratificante per il messaggio finale.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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