Il Mostro - 1977

 
Anno: 1977
Regista: Luigi Zampa
Casa di produzione: Alex Cinematografica, UTI Produzioni Associate, S.G.M. Film
Paese di produzione: Italia

CAST
Johnny Dorelli: Valerio Barigozzi
Sydne Rome: Dina
Renzo Palmer: Baruffi
Yves Beneyton: Giorgio Mesca
Enzo Santaniello: Luca Barigozzi
Gianrico Tedeschi: nonno Gustavo
Orazio Orlando: commissario Pisani
Angelica Ippolito: Anna Barigozzi
Henning Schluter: Nicola Mesca
Renato Scarpa: Livraghi

ATTENZIONE: SPOILER!

Quando il giallo si tinge di bianco e nero, ma su carta. Carta su cui puoi scrivere ogni fesseria che vuoi, indifferentemente dalla tua ideologia politica o dalla tua capacità di vedere il globo: a detta del sig. Zampa, il mestiere del giornalista non conosce il senso della vergogna. Ma prima di pronunciarmi in merito alla pellicola, è doveroso esclamare che il sig. Luigi fu un attivo veterano del nostrano neorealismo. Si ricorda quello che è forse il suo film più riuscito, "Processo alla Città" datato 1952, con tanto di soggetto firmato da un noto specialista dei drammi politici: Francesco Rosi. Nella sua longeva carriera, riuscì a scatenare numerose polemiche per i contenuti satirici e grotteschi, soprattutto per la trilogia dedicata al fascismo ("Anni Difficili", 1948; "Anni Facili", 1953; "L'Arte di Arrangiarsi", 1955) e per la sua spudoratezza nei confronti della Sardegna nel suo film più controverso in assoluto ("Una Questione d'Onore", 1965). Fu grazie al sig. Zampa che Alberto Sordi divenne sempre più noto in Italia come medico ("Il Medico della Mutua", 1968) e come vigile ("Il Vigile", 1960). 

Barigozzi è un giornalista di basso rango. Nella redazione della Tribuna Sera, in cui lavora, ha la sua scrivania a poca distanza dal bagno. Litiga quasi spesso con sua moglie e ha un figlio che assiste ai suoi "insegnamenti" su come affrontare la vita quotidiana. Caso vuole che un giorno, nella corrispondenza della Tribuna, riceve una lettera da un serial killer... che usufruisce di un martello per mietere le sue vittime. Decide di sfruttarla a suo vantaggio, assieme alle altre lettere del killer, per accrescere la sua popolarità e la sua economia personale. L'assassino si nasconde tra le quattro mura di casa sua...

L'atmosfera che si respira nella pellicola è surreale: commedia mista a satira ferocissima sul giornalismo dell'epoca, che oltre ai costumi e ai mezzi di allora, non è assolutamente cambiato. Ci troviamo davanti a un ibrido tra i drammi politici alla Volonté e agli slasher movies alla Mario Bava, con una nota musicale firmata memorabilmente da Ennio Morricone, dove il terrorismo non è raffigurato solo tra attentati e minacce, ma anche sul continuo martellare su una figura negativa per suscitare panico, sensazionalismo e intrattenimento. Null'altro. E' la caricatura di un'Italia che crede ciecamente alla propaganda della propria stampa, rea di aver scatenato danni incalcolabili a cose e persone, ma indispensabile per promuovere le agende politiche dei partiti politici di allora e riempire di inchiostro i vuoti dei giornali scandalistici. Tragicomicamente perfetta e ahimè, ancora attuale. Inutile dire che Dorelli interpreta, immensamente, la tipica persona che si vende ad altri per un piatto di lenticchie, in tutte le sue sfumature: familiari, pubbliche, personali... e anche caratteriali! Vi è bisogno di illustrare anche l'affidabilità di Renzo e di Orazio, quest'ultimo in uno dei suoi pochi ruoli seri?


Il giornalismo è una professione che, purtroppo, conta sulle dita di una mano i suoi professionisti, costretti a lavorare in un vuoto di idee e di dignità.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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