Cos'è la Ozploitation | Le sue 5 pellicole da vedere una volta nella vita

Cari amici del Sottobosco, bentornati in questo nuovo appuntamento con voi... ma speciale!
Suppongo che anche voi abbiate sentito nominare il genere controverso della "exploitation", più volte finito al fulcro delle polemiche per la sua violenza esplicita e per i suoi contenuti al limite del clamoroso (vedasi il "poliziottesco", ampiamente trattato nel nostro blog).
Il lato positivo dei suoi contenuti è che hanno avuto la stessa maturazione di un whisky, ergo a decenni di distanza hanno ottenuto giustizia da parte di nuovi critici del cinema; il nostrano genere è ritornato sotto i riflettori da riviste come il Nocturno e da appassionati come la Pollanet Squad sin dalla fine degli anni '90.
E soprattutto, grazie all'attenzione di Quentin Tarantino sul genere, è stata possibile la sua rinascita in ogni forma: dalla carta ai DVD, dai Blu-Ray allo streaming (legale). In particolare si segnala il suo documentario uscito nel 2008 (Not Quite Hollywood), dove per metterlo insieme ci misero ben 5 anni nelle interviste ai loro interpreti principali... per un totale di 250 ore.


Come è nato il genere?
Per capirlo, bisogna andare direttamente alle fondamenta dell'Australian New Wave: siamo alla fine degli anni '60, il cinema dell'epoca era quasi del tutto fermo a causa delle tensioni in corso nel paese tra comunisti e conservatori, dopo il fallito referendum sull'abolizione del CPA nel 1951 sotto il governo Menzies, fino all'abolizione totale della politica dell'Australia Bianca nel 1973. Nel mezzo di quest'epoca travagliata, dai governi di Gorton (1968-1971) e Whitlam (1972-1975) arrivarono i fondi per le case cinematografiche ed addestrarono futuri registi all'AFTRS (Australian Film, Television and Radio School), garantendo una ripartita in salita per tale industria. Di colpo l'Australia riuscì a produrre 400 films dal 1970 al 1985... e da questo colpo ve ne fu uno contemporaneo nell'ambito delle pellicole a basso costo: nacque così la Ozploitation. Il governo australiano garantiva forti tagli alle tasse per chi finanziava la celluloide. E da quest'epoca nacquero anche i limiti di età per i films, ed il genere finiva spesso nella categoria riservata agli adulti (18+).


Quali sono i registi che hanno militato nel genere?
Primo fra tutti è il sig. Brian Trenchard-Smith, già noto in Australia per i suoi "documentari" su Channel 9 agli inizi degli anni '70, ed uno tra questi (The Stuntmen, 1973) gli valse il premio di miglior documentario all'Australian Film Awards. Ma quando debuttò al cinema con il successo mondiale di The Man From Hong Kong (1975), non si è più fermato davanti alla critica e al pubblico. Proseguì con Deathcheaters (1976), Stunt Rock (1978, definito dal regista come il suo peggiore film in assoluto), BMX Bandits (1983), Dead End Drive-In (1986) e con due pellicole rilasciate in direct-to-video, nonché girate contemporaneamente: Day e Strike of the Panther (1987).

Oltre al sig. Brian, il genere ha avuto i riflettori puntati anche su altri registi come Bruce Beresford: il quale sul finire degli anni '70 gira quello che considero personalmente uno dei films più secchi del filone, Money Movers (1978). Tim Burstall era anche lui un frequentatore noto del genere, tanto da essere tra i primi registi a comparire nel genere già agli inizi degli anni '70 con Stork (1971); verrà consacrato nel genere grazie ad Alvin Purple (1973, uno dei films di maggiore successo nella storia del cinema australiano con ben 4.000.000 di dollari di incasso!), commedia che vedrò il giorno in cui l'Italia tornerà ad essere una monarchia, data la mia fobia sul sesso. Si farà riconoscere ancora in Australia con The Last of the Knucklemen (1979). 

Quali sono le migliori pellicole del genere?
Prima fra tutte, quell'uomo da Hong Kong... così furioso e letale nel suo voler essere il Rambo orientale da abbassare di colpo il tasso di criminalità australiano. Si apre sulla famosissima Ayers Rock (8 minuti di scazzottate, inseguimenti e sparatorie nel silenzio più totale) e si conclude nel porto di Sydney. E' talmente brutto da essere bello nella sua esecuzione, tra scene in cui Jimmy Wang Yu (pace all'anima sua) tira un calcio palesemente da fermo ad un George Lazenby più fluido di lui, un inseguimento di 10 minuti in cui nessuno proferisce parola e una scazzottata di 20 servita solo per dare linfa a Grant Page; nonché apparso in uno dei documentari di Brian. Esperimento riuscito, anche grazie alla partecipazione di un giovanissimo Sammo Hung che dimostra anch'esso di essere più sciolto di Wang.

Avevamo quel fantastico uomo? Bene, ora lo abbiamo anche al plurale (Grant Page & John Hargreaves): amano talmente tanto imbrogliare la morte che nonostante la trama indichi che loro due sono stati assunti dal governo per espugnare l'Alcatraz di un criminale filippino, la serietà è al minimo sindacale. Credibilità inclusa. Se molti lo troveranno datato nella sua esecuzione nelle scene d'azione, film del genere hanno la maturazione di un whisky. A decenni di distanza, la sua visione non stanca per niente... anche le sue tonnellate di scuse per mostrare le doti fisiche del duo. E nonostante abbia quasi lo stesso cast dell'uomo di Hong Kong, le loro acrobazie sfiorano senza paura la vetta del mozzafiato! E' già stato detto che la sig.rina Margaret Gerard domina lo schermo senza fatica con la sua bellezza?

Dalle risate ad un pugno secco sullo stomaco. Basato su due fatti realmente avvenuti nella metropoli di Sydney (entrambi accaduti nel 1970, il primo con un furgone armato: bottino di 500.000 dollari; il secondo con dei criminali travestiti da poliziotti: 280.000 dollari) e girato in compagnia di REALI poliziotti armati, di sangue e piombo ne vengono versati a fiumi. Tradimenti, bande rivali, tensione anche grazie alla colonna sonora, inimicizia e rancore tali da accontentare anche films di rapina più congegnati come l'italico Ad Ogni Costo (1967). Se avete intenzione di visionarlo, consiglio la compagnia di un vostro amico... vi  accompagnerà nei momenti più violenti, come il taglio di alcune dita dei piedi. E se siete dei fumatori, Ray Marshall vi inciterà a fumare ancora di più, dato che è onnipresente con una sigaretta in bocca... ed alcune dosi di black humour vi aiuteranno a digerire il tutto. Anche il flop al botteghino del film (su un budget di 550.000 dollari, il film ne incassò 330.000), già annunciato per i suoi limiti di età. Riuscì a trovare distribuzione, ma in sordina, anche in Italia con il titolo di "Squadra Speciale 44 Magnum (La Morte fa l'Appello)". Il perché abbiano scelto tale titolo è un mistero.

Riprendiamoci da quel pugno con una ventata di aria fresca, rigorosamente accompagnata da una giovanissima Nicole Kidman (qui al suo debutto, 16 anni appena compiuti). Problemi? Iniziano sin da subito con la pessima recitazione dei "cattivi", che volendo si potevano eliminare sin da subito con un petardo... ma che sono obbligatoriamente la spina nel fianco dei nostri protagonisti, che non hanno paura di essere inseguiti da loro. Azione non-stop sia su BMX che in auto, tra sacchi di farina lanciati in faccia ai cattivi ed una esplosione di schiuma nel finale da renderli ancora più inutili di quanto loro erano. E sfortuna vuole che la sig.rina Kidman si sia slogata la caviglia durante le riprese, e tutte le sue acrobazie sono state eseguite con una controfigura maschile... ma se amate i colori frizzanti, questo è il luogo adatto per voi. Tralasciando l'atmosfera per famiglie della pellicola, la colonna sonora accompagna letteralmente i tre protagonisti: quando il trio scorre accanto alle inquadrature, si possono udire come dei "piccoli fulmini" atti a simboleggiare la loro efficienza in tale sport.

In fuga da quei "cattivi" minacciosi quanto un gatto senza denti ed unghie, approdiamo a un drive-in particolare... che si rivela essere un campo di concentramento in un futuro distopico. Con l'economia in crisi e la criminalità che divampa per le strade, alcuni di questi drive-in sono delle prigioni a cielo aperto che accolgono sia giovani disoccupati che cittadini indesiderati. Se siete degli amanti dell'exploitation, ha tutti gli ingredienti azzeccati per voi: junk food, rock and roll, sottocultura punk e graffiti ovunque, dalle auto alle pareti del drive-in. Denuncia ferocissima contro il conformismo, che lo si intuisce dai personaggi fedeli a tale pratica, nonché violenti e razzisti nei confronti di chi dissente... il protagonista lo ha capito sin da quando è entrato (Ned Manning) in questo farlocco angolo di paradiso, ma la sua fidanzata (Nathalie McCurry) ha subito il lavaggio del cervello e si rifiuterà di lasciarlo. Sebbene Brian abbia avuto a disposizione un budget molto risicato, la fuga dal drive-in è addirittura finita nel Guinness World Records per il salto più alto mai fatto da un (mezzo)camion: 49 metri! 

Perché il termine "ozploitation"?
Ricordate il documentario di cui ve ne ho parlato poco prima? E' proprio da laggiù che nacque il termine "OZ-ploitation", ossia un abbreviativo di "Aussiesploitation", coniato già tempo prima dal sig. Tarantino: ossia lo slang con cui gli australiani definiscono casa propria (Aussie). 

Conclusioni
Se anche voi siete degli amanti di lunga data della exploitation, incluse le sue sfumature come l'EuroSpy, l'EuroCrime, la postuma Bruceploitation ed il nostrano poliziottesco, tale genere finirà dritto verso la vostra videoteca. Dimostrazione che anche l'Australia non volle rimanere indietro nel grande schermo e riuscì a sfornare registi senza tempo come il sig. Brian e un Peter Weir che militava nella New Wave in generale (che già nel 1981 girò il suo primo capolavoro, intitolato Gli Anni Spezzati). Ma tenete gli occhi bene aperti sui filmacci del genere, occorre fare una netta distinzione tra essi ed i filmoni...

E come sempre: ci rivediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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