Bollettino Cinematografico #6: Sangue, Piombo e Yakuza

Cari spettatori del Sottobosco, ben ritrovati in questo nuovo appuntamento con il bollettino: questa volta dedicato a un genere nativo del Sol Levante. Genere che ha saputo riempire i botteghini dei loro cinema ed attirare l'attenzione dei più novelli cinefili in giro per il globo, ma soprattutto... ci hanno regalato maestri come Kinji Fukasaku, Seijun Suzuki e Hideo Gosha.

Ritorsione, regia di Yasuharu Hasebe, 1968.
Appena scarcerato, l'ex-membro della yakuza Jiro Sagae viene reclutato da un altro clan: la sua missione è togliere di mezzo il loro clan rivale.
Eccessivamente complicato, ma i litri di pomodoro versati e le scene d'azione taglienti vi faranno passare la voglia di usare i vostri coltelli da cucina... alternato tra momenti squallidi (diverse signorine vengono attaccate da entrambi i clan ed esibiscono la loro nudità) e spettacolari (la scena finale in cui Jo accoltella mortalmente il capo del clan rivale è da antologia per la sua esecuzione; gocce d'acqua amplificate e schizzi di sangue alla moviola, incorniciato dalle espressioni di entrambi i personaggi!). Inoltre è anche presente una certa Meiko Kaji, scritturata in un piccolo ruolo, tra gli amori di Akira Kobayashi. Inutile dire come si evolverà in seguito la sua carriera...

Poliziotti Contro Teppisti, regia di Kinji Fukasaku, 1975.
Il boss (provvisorio) Hirotani del clan di Ohara è amico del poliziotto corrotto Kano, ed assieme faranno di tutto per sottrarre l'accordo da un pezzo di terra destinato al clan rivale Kawade. Scoppia la guerra tra le due bande.
Tralasciando la trama per niente originale sulla speculazione edilizia, il film porta allo stesso piano sia la polizia che la yakuza: entrambi non sono esenti da colpe. Non vi sono buoni e nemmeno cattivi, e il commissario "Tanzi" della situazione non si farà problemi a gettare all'aria i regolamenti della polizia stessa per i suoi continui pestaggi dentro e fuori la yakuza. Alluvione di pomodoro da entrambe le fazioni, incorniciate da delle inquadrature mosse, nonché marchio di fabbrica della fotografia di Fukasaku. Da bocca spalancata è la profonda corruzione che non scatena alcuna indignazione nella polizia, ma totalmente il contrario... rappresenta la vita quotidiana.

Territori Sanguinosi, regia di Yasuharu Hasebe, 1969.
Una potente banda della yakuza è costretta a sciogliersi a causa delle continue pressioni della polizia, ma un piccolo gruppo decide di rimanere in piedi e cerca di portarsi a casa propria i malaffari di Tokyo.
In ogni singolo fotogramma si respira aria di morte, dovuta anche alle lame di entrambe le bande in guerra tra di loro. Litri di pomodoro come se piovesse, e nessuna banda su cui schierarsi a favore. Sarà perché entrambe rappresentino la faccia della stessa medaglia, ma a differenza del Retaliation di un anno prima i due protagonisti si tolgono di mezzo: il loro senso di vendetta li ha distrutti dall'interno. Sceneggiatura da bocca spalancata per il suo feroce neorealismo che inghiotte qualsiasi speranza nell'ambito di entrambe le storie.

Strade Violente, regia di Hideo Gosha, 1974.
Un ex-membro della yakuza viene coinvolto nel mezzo di una faida tra due clan rivali.
Diversamente dagli altri yakuza movie, si apre in un club notturno non dedito al j-pop e nemmeno alle musiche tradizionali del Sol Levante: flamenco movimentato ripetuto ossessivamente, atto a reclamare sin da subito la tensione che si trasuda tra i clan rivali... incluse le loro "scaramucce" violente. Guazzabuglio di sequenze impregnate di stile (la scena del rapimento è una tra queste, suoni amplificati e soffitto a fori inquadrato; inclusa la scena amorosa tra Noboru Ando e una sig.rina poco sobria in tale locale, sempre interconnessa al flamenco), selvaggio nell'esecuzione delle scene d'azione e non scivola mai verso la parodia. Selvaggia è anche la colonna sonora, psichedelica e ridotta all'essenziale. Voleranno lame e proiettili su qualsiasi bersaglio. 

La Leggenda del Tumulto, regia di Akiyoshi Kimata, 1992.
Otaki, membro di un piccolo clan, se lo ritrova decimato a causa di un clan rivale. Giurando vendetta, dovrà vedersela con la polizia e con la solitudine...
A differenza dei quattro films precedenti, è una analisi profonda sui valori di una famiglia della yakuza in un'epoca in cui erano del tutto estinti. Citazioni a cascata dagli yakuza eiga di Fukasaku, tra cui la flashcard in sovraimpressione che introduce i personaggi e la violenza sia fisica che di piombo. Melodramma che bussa più volte alla porta nel film, soprattutto il rapporto tra Otaki e Ruby Moreno, che nel finale (di piombo) rivendica i valori di Otaki. Strutturato talmente bene che ci metterai ore per schierarti dalla parte dei buoni e per assistere alla sottotrama sui tre giovani membri del piccolo clan, che ad ogni loro errore vengono attaccati sia verbalmente che fisicamente. Trova spazio anche il romanticismo verso il finale, nella scena in cui Otaki, per vendicare la morte del suo boss, porta la sua spada e demolisce il boss del clan rivale... accompagnato da uno stravagante pezzo del j-pop.

Ancora una volta il nostro appuntamento volge al termine, e speriamo torni al più presto... le bollette di questo mese fanno ribollire non solo il sangue, ma anche il mio portafogli.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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