Ho Affittato un Killer (I Hired a Contract Killer) - 1990

 
Anno: 1990
Regista: Aki Kaurismaki
Casa di produzione: Villealfa Filmproductions, Finnkino, Pyramide Films, Pandora Film
Paese di produzione: Finlandia

CAST
Jean-Pierre Léaud: Henri Boulanger
Margi Clarke: Margaret
Kenneth Colley: l'assassino
T.R. Bowen: capo del dipartimento
Imogen Claire: segretario
Angela Walsh: padrona di casa
Cyril Epstein: tassista
Nicky Tesco: Pete
Charles Cork: Al
Michael O'Hagan: mandante dell'assassino
Tex Axile: barista
Walter Sparrow: receptionist
Tony Rohr: Frank
Joe Strummer: chitarrista
Peter Graves: gioielliere
Serge Reggiani: Vic
Ette Elliot: figlia

ATTENZIONE: SPOILER!

Fratello minore del regista Mika Kaurismaki, Aki, è riuscito senza grossi problemi a farsi spazio tra i riflettori del cinema europeo in tutti gli anni '80 e '90 con opere colme di citazioni da Dostoevskij a Kafka, a loro volta rivisitati in chiave satirica sulla società dell'epoca (spicca sopra tutti il "Calamari Union" del 1985, nonché seconda opera del regista). Abile montatore, sceneggiatore e produttore a 360 gradi noto per il suo irrompente minimalismo nei suoi films, oltre che alla freddezza dei suoi personaggi: fumatori accaniti e raramente sorridenti. In questa tappa, lo stesso problema non si è materializzato. Ha dovuto restare a guardare l'artigianato su grande schermo del regista.

Un uomo la cui vita sembra essere inutile, Henri Boulanger, viene licenziato dall'agenzia di stampa in cui ha lavorato per ben 15 anni: quasi immediatamente ha difficoltà a mandare giù la notizia e prova ad impiccarsi a casa sua, ma fortunatamente il suo tentativo di suicidio fallisce. Ancora scioccato, si reca in un bar e assolda un sicario per porre fine alla sua vita in futuro... ma il caso vuole che incontra una fiorista, Margaret, che ben presto diventerà la sua dolce metà all'interno di un pub (non prima di essersi sgolato dell'alcool e fumato decine di sigarette). Cambierà idea sulla sua vita e proverà a tornare in quel bar per disdire l'accordo, ma lo troverà demolito: verrà perseguitato dall'assassino sia a casa sua che a casa della fiorista...

Dialoghi ridotti all'essenziale e ambientato in luoghi malmessi, che nonostante il loro grigiume rende la pellicola memorabile. Molti i momenti in cui l'assassino proverà a catturare Léaud, dove la tensione salirà al massimo... e ci farà anche riflettere sul significato della vita. Nel suo vagabondaggio a Londra, il protagonista ritornerà con i piedi per terra e non manderà a farsi benedire l'atmosfera melvilliana, tanto da smuovere appena la sua inespressività; in momenti sia con l'assassino che con la sua futura compagna rimarrà ingabbiato nel suo personaggio, assieme alla freddezza efficiente del sicario. Mai banale e totalmente assente la parodia sul genere, ma con una piccola nota in negativo: la presenza stonata della sig.rina Margi, che non trasmette calore e nemmeno freddo, ma per il suo accento letteralmente uscito da una voce robotica.


Morale? Se cercate un sicario, trovatevelo per togliere di mezzo la depressione.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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