Manette (Handcuffs) - 1979

 
Anno: 1979
Regista: Wu Ma
Casa di produzione: Hung Ying
Paese di produzione: Hong Kong, Cina

CAST
Michael Chan: Ah Lung (aka Ah Keung)
Nora Miao: Mok Ah-Ha
Bill Lake: Wilson
Ga Lun: ispettore Siu (aka Ah Cheung)
Pauline Wong: Lam Mei-Fong
Lo Lieh: assassino Hung
Tang Ching: boss Chiu Kwan
Phillip Chan: detective Chan
Cheng Kei-Ying: "Beardy Chen"
Luk Chuen: pilota d'auto giapponese
Cheng Kang-Yeh: boss Chu
Wang Han-Chen: padre Mok
Lanna Wong: sig.ra Kwan
Mang Ding-Goh: collega di Siu
Edwin Tsui: ispettore Choi
To Siu-Ming: Ah Tao
Bruce Mang Long: "grande fratello" alla scuola di arti marziali
Yue San-Tak: boss del casinò di Kwan
Pei Ju-Hua: sig.rina Siu
Mama Hung: visitatrice del cimitero
Wu Ma: proprietario di un auto rubata
Lai Kim-Hung: scagnozzo di Chu
Yeung Kei: madre Chu
Gam Tin-Chue: padre Zhu
Wong Chi-Wing: poliziotto nel flashback
Kobe Wong: proprietario di un'agenzia di viaggi
Lok Kei: poliziotto
Tam Wai-Man: rapinatore del casinò
Lai Yau-Hing: ragazzino Wha
Law Gwok-Fai: poliziotto
Suen Chi-Wai: torturato con dell'acqua bollente
Choi Cheong: Fong Mun-Sun

ATTENZIONE: SPOILER!

Manette, queste sconosciute... anche per il protagonista Michael Chan, qui alla completa stagionatura della sua carriera da stuntman iniziata ai tempi di Bruce Lee ("Love and Blood", 1972): addirittura scritta, prodotta e coreografata da lui stesso! Nonostante i suoi 40 anni passati sul grande schermo, solamente una volta era a un passo dall'essere premiato come "miglior attore" nel 1983 ("Crimson Street"). Trattasi di uno dei lavori più spettacolari su celluloide di Wu Ma, che nel 1989 dirigerà assieme a John Woo il kolossal dell'azione "Just Heroes".

Ah-Keung è un sicario di professione, che dopo aver compreso che il suo lavoro è diventato troppo movimentato, decide di lasciare il mestiere... ma sfortunatamente ci ritornerà a causa di una relazione extraconiugale (finita male), oltre che ad avere contro uno dei suoi amici... che ora è un poliziotto.



Tralasciando la colonna sonora presa direttamente da "The Man From Hong Kong" (1975), scorre davvero bene per essere una produzione a basso costo: verso il termine del primo tempo l'azione comincia a decollare... ma a luci rosse. No, non si è tramutato in un film erotico, ma ci lasciano la pelle sia l'amante che la compagna di Chan in una stanza al buio. Perché una descrizione così accurata della scena? E' la dimostrazione di come Chan sia l'Henry Silva del porto; volto inespressivo e quasi sempre in ruoli da antagonista. Meritevole anche il montaggio della pellicola, essenziale ma intenso nelle scene in cui è presente Chan. Fotografia per niente male, con continue sfocature e lunghi piani sequenza in momenti tesi (come il combattimento con Lo Lieh).


Morale? Tenetevi le manette per Danny Lee, vi saprà non deludere...

Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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