Bollettino Cinematografico #7: Seconda Dose di Piombo e Sangue dalla Yakuza

Cari spettatori del Sottobosco, ben ritrovati in questo nuovo appuntamento... e di nuovo a tema yakuza! Siamo tornati con un'altra selezione di cinque proiett... ehm, pellicole poco note anche a livello occidentale. Alcune di queste provengono dal periodo in cui i "jitsuroku eiga" erano a un passo dal tramonto, ossia nel mezzo degli anni '80: la televisione stava già cominciando a digerire e a dare i natali al variety show più longevo in assoluto del Sol Levante (Waratte Iitomo!, in onda dal 1982 al 2014)... e trovavano ancora spazio serie d'azione come "Abunai Deka" (1985-86).
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L'Ultima Vera Yakuza, regia di Kosaku Yamashita, 1985.
Un uomo di Hiroshima, all'apice della WW2, decide di entrare nella yakuza e dovrà destreggiarsi tra tradimenti e violenze all'interno del suo clan.
Racconto autobiografico che tenta di scimmiottare l'inimitabile atmosfera jitsuroku di Fukasaku: tanti sbadigli... anche troppi. Ma per chi sarà capace di sopravvivere ad essi, è uno dei numerosi tentativi dei registi di allora di tenere a galla il genere (in agonia) degli yakuza eiga. Azione al minimo storico (non escludo che Fukasaku volle mandare a quel paese sul set il regista...), nel primo tempo si pensa che tutto il cast si stia preparando per una battaglia finale, ma alla fine si rivela essere uno sguardo più ravvicinato sui personaggi visti brevemente nel film... e termina con l'addio alla yakuza da parte del protagonista. Nonostante le notevoli pecche, la tensione impera ed anche i set che variano da epoca ad epoca fanno la loro figura...

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La Yakuza Crepacuore, regia di Masato Harada, 1987.
Un gangster, durante il suo lavoro, incontra per puro caso una sua amica d'infanzia... ed anche lei è immersa a 360 gradi nel mondo della malavita nipponica. Ed entrambi sono in mezzo ad uno scontro tra bande.
Guazzabuglio tra romanticismo e violenza al sapore di piombo, sapientemente ripianata dal pedale fisso sia sul freno che sull'acceleratore. Scopiazzato da quel "domani migliore" di Hong Kong, al culmine muoiono una ventina di persone nello stile di Woo... e velocemente. Il grigiume è arricchito dal tocco colorito della relazione per niente imbarazzante dei due protagonisti. Colore con cui il regista si diverte, tra scatti degni di Luc Besson ed un bianco e nero nello stile di Suzuki. 
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Truppe delle Tenebre, regia di Kazuhiko Yamaguchi, 1971.
Un membro caduto in disgrazia della yakuza viene rilasciato dal carcere otto anni dopo essere stato ingannato sull'omicidio del suo capo, ed ha sete di vendetta...
Divertimento nel primo tempo, serietà di ferro nel secondo. Gran peccato che il glaciale Tetsuro Tamba non abbia avuto modo di sviluppare il suo personaggio nel film... avrebbe dato un occhio di riguardo al trio di novellini nella yakuza capitanato da un Tsunehiko Watase, che cercano disperatamente un'anima gemella nei night clubs di Shinjuku. Sebbene graviti nella confusione più totale, vi consiglio di spegnere il cervello e di ascoltare oltre ai gemiti, la musica psichedelica dei The Mops...
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Il Ricatto è la Mia Vita, regia di Kinji Fukasaku, 1968.
Un ricattatore continua a scalare nella società per via del suo mestiere poco ortodosso. Pur di mantenere il suo alto tenore di vita in tale modo, la sua fortuna comincia a sparire quando mette le mani sui soci in affari di un potente boss della yakuza...
Fukasaku prima di essere Fukasaku. Fortemente contaminato dalla nouvelle vague francofona con numerosi "jump cuts", flashback e movimenti veloci della cinepresa, ha il pregio di non rallentare mai nel racconto della sua storia. Difficile dire chi sia l'antagonista, poiché come abbiamo già visto in "Cops vs Thugs" (1975) tutti sono implicati nella sopravvivenza in un Giappone corrotto... e il tutto è raccontato con una stravaganza nel guardaroba degli attori ed un umorismo nero nello stile di quell'Hanada di Suzuki, girato un anno prima. Il film in sé è pervaso dagli opposti, dal cinismo al romantico, dal divertimento alla spietatezza, e rimane perfettamente guardabile anche da chi è poco esperto del genere.

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Sangue per Sangue, regia di Yasuharu Hasebe, 1971.
Due famiglie della yakuza (Akiba e Shimura) hanno in pugno "K City", in continua espansione per la sua edilizia... e subito due famiglie di Tokyo vogliono una fetta dell'edilizia. Nel mentre, un boss rispettato degli Akiba (Jo Shishido) viene rilasciato dopo cinque anni dietro alle sbarre...
Tipico prodotto del genere yakuza della Nikkatsu, dove sia il sangue che i tradimenti sono all'ordine del giorno. Per i suoi contenuti dovrei scrivere una recensione a parte, poiché sono impressionanti! Nel finale, prevedibilissimo, si affonda l'acceleratore sul melodrammatico... e sull'azione a colpi di katana, oltre a lasciare sui pavimenti decine di corpi. Sull'acceleratore ci si fionda anche il leggendario Hajime Kaburagi, che ci regala una delle introduzioni più carismatiche nella storia degli yakuza eiga, oltre al vestiario di Shishido (t-shirt bianca, coperta elegantemente da un blazer con strisce bianche su sfondo grigio!) che agli occhi penetranti di un'altra leggenda quale Meiko Kaji puntati nei suoi confronti con una tristezza quasi poetica... anche quando Shishido parte, già malridotto, per il finale in questione.
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Anche questa volta il nostro appuntamento con voi giunge al termine: ma speriamo di rivederci al più presto per un'altra bolletta meno car... ehm, per un altro bollettino dalle parti più oscure del cinema mondiale.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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