5 anni di Sottobosco! Come è nato il progetto e il perché lo porteremo ancora avanti
Cari spettatori del Sottobosco,
è da un anno che ho smesso di scrivere in questo luogo. E' il luogo dove mi sono fatto le ossa e da dove ho cominciato la mia carriera di recensore, che in seguito si è evoluta a divulgatore culturale con un solo obiettivo: portare in Italia la parte ancora non vista dell'Asia.
Oggi, il 20 gennaio di cinque anni fa', ho deciso di cambiare per sempre la mia vita: ho voluto divenire un allievo della settima arte e da allora vedo tutto ciò che mi circonda con occhi diversi.
Il poster qui a fianco è stato il mio primo film in assoluto ad essere recensito sul blog, uscito tre giorni dopo sul blog. Ovviamente un testo in miceneo era più comprensibile del mio dettato delle medie, ma fu un primo passo decisivo alla mia avventura appena iniziata. Dato che dal 2016 mi sono appassionato al genere del poliziottesco, la storia di Maurizio Merli e di altri sparatori del genere come Luc Merenda e Claudio Cassinelli mi interessarono parecchio, oltre alla campagna di denigrazione avvenuta in passato nei confronti del genere: in particolar modo mi è balzato all'occhio il cult di "La Polizia Ringrazia" (1972), che fece partire il filone del genere grazie al suo enorme successo di pubblico... ma non da parte della critica, che tacciò il film di "fascismo". Stessa sorte ebbe anche il noir lenziano di "Milano Odia: la Polizia Non Può Sparare" (1974), inserito nella minestra della destra reazionaria da parte del Morandini. Decisi così di passare al filone della denuncia politico/sociale, che porta il nome di Damiano Damiani... inutile dire che rimasi colpito dal thriller di "Io Ho Paura", con un Volonté al massimo della sua forma dopo la sfuriata alla polizia nel famosissimo film di Elio Petri del 1970. E così via, conobbi Stelvio Massi e il sottovalutato Franco Gasparri nella trilogia di Mark, Mario Caiano che si gettava nel genere del poliziottesco assieme ad altri colleghi come Sergio Martino e Luciano Ercoli.
In seguito, grazie alla natura sociale del poliziottesco, venni a conoscenza anche del genere spagnolo del "cine quinqui", ossia il "cinema delinquente" della Spagna post-franchista. Protagonisti furono i giovani delinquenti di quegli anni che pur di avere del pane da mettere sotto i denti in una nazione in profonda crisi economica, si misero a rubare (lo scippo sopra tutti) e cadere in dipendenza da droghe. Il poster qui a fianco è il "Cani Randagi" (1977) di José Antonio de la Loma, il capostipite del genere: personalmente considerato dal sottoscritto come il miglior film sulla criminalità di strada mai realizzato. Seguono altri due capitoli che vanno a completare la trilogia, che fotografano i turbolenti anni '70 della penisola iberica. Sulla scia del successo della trilogia di Loma, si fa' spazio anche Eloy de la Iglesia con i films più spinti mai realizzati sulla dipendenza da stupefacenti di quel periodo... nelle sale fece uscire il "Navajeros" (1980) con José Luis Manzano, tratto dalla vera storia di José Joaquin Sanchez Frutos (alias "El Jaro"), dove andrà incontro a una fine brutale quanto spietata. Nel 1983 gira il film di maggiore successo commerciale in assoluto del genere, "El Pico", ambientato in una grigia e cupa Bilbao dove il giovane figlio di un comandante della Guardia Civil è assuefatto dalle droghe e cercherà di uscire dalla spirale, tale da girare l'omonimo sequel nel 1984. Si segnala anche il "Deprisa, Deprisa" (1981) di Carlos Saura.
Nell'estate del 2020 ebbi l'occasione non solo di conoscere la trilogia di Mark, ma anche il celeberrimo Jackie Chan e il suo esplosivo "Police Story" (1985)... che mi portarono a conoscere attori ed attrici del gongfupian contemporaneo come Yukari Oshima, Moon Lee e Waise Lee. Subito trovai interessante la minuscola produzione di "Close Escape" (1989), per via dei cazzotti ad alta velocità, ma alla fine non era nulla di che. Dopodiché andai a visionare i "police dramas" portuali, specialmente quelli targati Shaw. "Men From the Gutter" (1983) fu uno dei primi esempi seri del genere poliziesco, che seguiva la New Wave dell'epoca. Nel poliziesco portuale conobbi uno dei miei attori preferiti, tale Danny Lee, sin dalla sua collaborazione con John Woo nel suo famosissimo "The Killer" (1989). Il suo "Road Warriors" (1987) fu un enorme successo e lanciò la sua casa di produzione (Magnum Films Limited) fino alla chiusura dei battenti negli anni 2000. Da allora il genere dei "police dramas" di Hong Kong è tutt'ora uno dei miei preferiti, anche grazie all'influenza di altri registi come Alex Cheung e Wang Chung, lanciato dalla Shaw nel 1973 con "Police Force".
Ed era inevitabile un mio avvicinamento al cinema giapponese, di cui nutro già una passione sin dalla tenera età (Conan Edogawa, grazie!). Yasuzo Masumura fu subito uno dei registi che mi attirarono subito per come abbia portato a casa propria il nostrano neorealismo e lo abbia adattato ai canoni del noir giapponese. Uno tra questi esempi è il "Black Test Car" (1962), che illustra i metodi scorretti tra due case automobilistiche per cercare di raccattare più informazioni possibili per sabotarsi a vicenda. Ed è inutile dire che ho seguito a ruota quasi tutta la sua filmografia, soprattutto il "Giants and Toys" (1958) che illustra il Giappone consumistico dell'epoca. Oltre al re della pop art Seijun Suzuki, che lanciò per sempre la carriera di Jo Shishido nella sua "farfalla", spiccano altri registi come Toshiya Fujita che avevano fatto la gavetta nel genere dei "seishun eiga" e Toru Murakawa, ammiratissimo per il personaggio di Yusaku Matsuda... altro mio attore preferito del cinema nipponico, assieme a Tetsuya Watari (grazie alla serie televisiva di "Seibu Keisatsu"). Inutile dire che scavando a fondo ho scoperto altri magnifici registi come Kazuhiko Yamaguchi, Norifumi Suzuki... assieme al genere "yakuza eiga", sia nell'era dei "ninkyo eiga" di Yasuharu Hasebe e nell'era "jitsuroku eiga" di Kinji Fukasaku, fino al suo declino negli anni '80. Opera degna di concludere il genere dei "ninkyo eiga" fu il "A Legend of Turmoil" (1992) di Akiyoshi Kimata, con l'ultimo ruolo al cinema di Akira Kobayashi.
...fino alla mia trasferta su Dejima, agli inizi del 2024.
In seguito, grazie alla natura sociale del poliziottesco, venni a conoscenza anche del genere spagnolo del "cine quinqui", ossia il "cinema delinquente" della Spagna post-franchista. Protagonisti furono i giovani delinquenti di quegli anni che pur di avere del pane da mettere sotto i denti in una nazione in profonda crisi economica, si misero a rubare (lo scippo sopra tutti) e cadere in dipendenza da droghe. Il poster qui a fianco è il "Cani Randagi" (1977) di José Antonio de la Loma, il capostipite del genere: personalmente considerato dal sottoscritto come il miglior film sulla criminalità di strada mai realizzato. Seguono altri due capitoli che vanno a completare la trilogia, che fotografano i turbolenti anni '70 della penisola iberica. Sulla scia del successo della trilogia di Loma, si fa' spazio anche Eloy de la Iglesia con i films più spinti mai realizzati sulla dipendenza da stupefacenti di quel periodo... nelle sale fece uscire il "Navajeros" (1980) con José Luis Manzano, tratto dalla vera storia di José Joaquin Sanchez Frutos (alias "El Jaro"), dove andrà incontro a una fine brutale quanto spietata. Nel 1983 gira il film di maggiore successo commerciale in assoluto del genere, "El Pico", ambientato in una grigia e cupa Bilbao dove il giovane figlio di un comandante della Guardia Civil è assuefatto dalle droghe e cercherà di uscire dalla spirale, tale da girare l'omonimo sequel nel 1984. Si segnala anche il "Deprisa, Deprisa" (1981) di Carlos Saura.
Nell'estate del 2020 ebbi l'occasione non solo di conoscere la trilogia di Mark, ma anche il celeberrimo Jackie Chan e il suo esplosivo "Police Story" (1985)... che mi portarono a conoscere attori ed attrici del gongfupian contemporaneo come Yukari Oshima, Moon Lee e Waise Lee. Subito trovai interessante la minuscola produzione di "Close Escape" (1989), per via dei cazzotti ad alta velocità, ma alla fine non era nulla di che. Dopodiché andai a visionare i "police dramas" portuali, specialmente quelli targati Shaw. "Men From the Gutter" (1983) fu uno dei primi esempi seri del genere poliziesco, che seguiva la New Wave dell'epoca. Nel poliziesco portuale conobbi uno dei miei attori preferiti, tale Danny Lee, sin dalla sua collaborazione con John Woo nel suo famosissimo "The Killer" (1989). Il suo "Road Warriors" (1987) fu un enorme successo e lanciò la sua casa di produzione (Magnum Films Limited) fino alla chiusura dei battenti negli anni 2000. Da allora il genere dei "police dramas" di Hong Kong è tutt'ora uno dei miei preferiti, anche grazie all'influenza di altri registi come Alex Cheung e Wang Chung, lanciato dalla Shaw nel 1973 con "Police Force".
Ed era inevitabile un mio avvicinamento al cinema giapponese, di cui nutro già una passione sin dalla tenera età (Conan Edogawa, grazie!). Yasuzo Masumura fu subito uno dei registi che mi attirarono subito per come abbia portato a casa propria il nostrano neorealismo e lo abbia adattato ai canoni del noir giapponese. Uno tra questi esempi è il "Black Test Car" (1962), che illustra i metodi scorretti tra due case automobilistiche per cercare di raccattare più informazioni possibili per sabotarsi a vicenda. Ed è inutile dire che ho seguito a ruota quasi tutta la sua filmografia, soprattutto il "Giants and Toys" (1958) che illustra il Giappone consumistico dell'epoca. Oltre al re della pop art Seijun Suzuki, che lanciò per sempre la carriera di Jo Shishido nella sua "farfalla", spiccano altri registi come Toshiya Fujita che avevano fatto la gavetta nel genere dei "seishun eiga" e Toru Murakawa, ammiratissimo per il personaggio di Yusaku Matsuda... altro mio attore preferito del cinema nipponico, assieme a Tetsuya Watari (grazie alla serie televisiva di "Seibu Keisatsu"). Inutile dire che scavando a fondo ho scoperto altri magnifici registi come Kazuhiko Yamaguchi, Norifumi Suzuki... assieme al genere "yakuza eiga", sia nell'era dei "ninkyo eiga" di Yasuharu Hasebe e nell'era "jitsuroku eiga" di Kinji Fukasaku, fino al suo declino negli anni '80. Opera degna di concludere il genere dei "ninkyo eiga" fu il "A Legend of Turmoil" (1992) di Akiyoshi Kimata, con l'ultimo ruolo al cinema di Akira Kobayashi.
...fino alla mia trasferta su Dejima, agli inizi del 2024.
Da lì in poi conobbi altri registi come Nobuhiko Obayashi, che è diventato il mio preferito assieme a Yasuzo Masumura, per i suoi caleidoscopi capaci di qualsiasi marchingegno fotografico e meccanico, tali da raggiungere livelli mai visti nella storia del cinema. Toru Kawashima per avere lanciato la carriera di Shoji Kaneko, purtroppo defunto ancora prima che potesse cominciarla a causa di un cancro allo stomaco, grazie al personaggio di "Ryuji" (1983). Ci saranno altri registi e cineasti di cui parleremo in futuro, ma ora è giunto il momento di lasciare la parola al co-fondatore Kyle, maestro del cinema perduto.
---
A tutti gli iscritti del Sottobosco(e del Sottobosco originale) dico un grande grazie per il supporto in questa avventura fra il perduto e il dimenticato, è stato un viaggio incredibile, fra misteri e meraviglie della cinematografia nostrana e internazionale ma il viaggio non è che è iniziato, l'avventura continua!
Fin dalla primissima recensione di questo progetto(il Mostro di Frankenstein del 1920, per chi se l'è perso), io e il mio collega abbiamo sempre cercato di portare articoli di qualità, con dietro giorni(o in alcuni casi, come per "El Fantasma de la Opera" settimane) di ricerche e scoperte per poter offrire il meglio dell'informazione ai fan del cinema sia odierno che vintage, ma questa fatica e ricerca è premiata dal fatto che voi avete sempre apprezzato il nostro lavoro, sia chiaro, dal canto mio, non sempre perfetto, nonostante tutto, c'è sempre stato l'appoggio e il riscontro positivo da parte di voi fan del Sottobosco e della settima arte. Detto questo, vorrei preicsare che il Sottobosco del Cinema seppur sia stato "inglobato" dal nostro nuovo progetto "Dejima Island", non smetterà di esistere, infatti gli articoli su film perduti, riprenderanno eventualmente.
Detto anche questo, non posso far altro che ringraziare nuovamente tutti i cultori che ci hanno sostenuto e continuano a farlo.
"il Sottobosco vive, lunga vita al Sottobosco"...
Commenti
Posta un commento