La Legge Violenta della Squadra Anticrimine - 1976
Anno: 1976
Regista: Stelvio Massi
Casa di produzione: Produzioni Atlas Consorziate
Paese di produzione: Italia
CAST
John Saxon: commissario Jacovella
Lee J. Cobb: Dante Ragusa
Renzo Palmer: Maselli
Lino Capolicchio: Antonio Blasi
Rosanna Fratello: Nadia
Antonella Lualdi: Anna Jacovella
Thomas Hunter: l'agente Turini
Giacomo Piperno: Giordani
Guido Celano: padre di Antonio Blasi
ATTENZIONE: SPOILER!
Uno dei pochi poliziotteschi girati fuori dalle metropoli italiane, ambientato a Bari. Il film che andrò a recensire è impantanato nel moralismo e nelle cadute di interesse, dato che Massi, pur essendo uno specialista nei films d'azione, non portò nulla di nuovo e si ispirò a modelli assai superati già all'epoca della pellicola.
Vi avverto che la pellicola in questione è impantanata nel moralismo e nella confusione, quindi cercherò di recensirla con il dovuto ordine, sperando di applicarlo.
Siamo nel 1976, dove il genere poliziottesco tocca il suo apice in fatto di produzioni e registi: Umberto Lenzi era alla ribalta con il capolavoro del genere, Roma a Mano Armata, insieme ad altri registi come Enzo Castellari, nella sua opera più violenta e controversa, Il Grande Racket. Le violenze fasciocomuniste continuano imperterrite, ma il successo di questo filone non conosce nessuna barriera, dato che andrà oltreoceano con un'opera girata da Alberto de Martino, conosciuta come Una Magnum Special per Tony Saitta.
Il commissario Jacovella è un funzionario della polizia dai modi sbrigativi e decisi, ma fondamentalmente onesto, e talvolta si lascia andare a metodi non proprio ortodossi per portare a termine il proprio lavoro di Capo della Squadra Mobile della città.
Non a caso è visto male dai giornalisti della città e ricambia lo stesso sentimento nei loro confronti... e la moglie di Jacovella è testimone in un processo contro il fratello del boss locale della Sacra Corona Unita, Dante Ragusa, e viene anche minacciata dagli scagnozzi del boss per non farla testimoniare.
Così, il processo si risolve con l'assoluzione dell'imputato e con il commissario che, pubblicamente, se la prende con i giornalisti presenti. La situazione è tesissima, in città.
Facciamo anche la conoscenza di Blasi, ragazzo giovane e senza lavoro, ha bisogno di soldi per poter andare a vivere con la fidanzata Nadia e sposarla, decidendo di partecipare a una rapina ad un furgone portavalori. Ma qualcosa va' fin troppo storto, la rapina viene sventata e ci rimette l'autista della banda, così il resto dei rapinatori ingaggia un selvaggio west improvvisato con l'agente di polizia di guardia fuori dalla banca.
Blasi, che non aveva mai sparato a nessun uomo, è costretto dai rapinatori a reprimere il poliziotto che tentava di fermarli. Confuso e stordito dallo shock per aver ucciso il giovane agente, egli scappa a piedi in preda alla disperazione.
Credevate fosse finita qui, vero? I due rapinatori continuano lo spettacolo macabro, rubando un auto e a dileguarsi mietendo un'altra vittima (ovvero la donna proprietaria di quell'auto, una Simca 1100), rivediamo Blasi spaventato, nonché in crisi di coscienza per le vie della città, finché non ferma un auto e costringe l'autista a scendere.
Sfortunatamente l'auto appartiene a Pasquale Ragusa, fratello di un rispettato boss mafioso e non vedente della zona, che trasportava di ritorno da Roma alcuni documenti scottanti, tra cui la lettera di un Ministro corrotto, in cambio di facili permessi di costruzione in città. In pochi minuti, ha una lista di guai lunga quanto il Canale della Manica.
Ricercato dalla polizia per omicidio, per un torto al boss Dante, che lo vuole morto e ordina di catturarlo ai propri uomini, i quali nel cercarlo, ne uccideranno il padre, gettandolo all'interno di una macina.
Il ragazzo, spaventato da tali proscrizioni, fugge insieme alla fidanzata in una masseria di campagna disabitata, inseguito dai sicari del boss Dante, che riescono a intercettarli nei dintorni di Castel del Monte, dove tentano di finirlo. Blasi riesce ad avere la meglio, uccidendo uno scagnozzo di Dante. Ma la fuga continua, neanche se fossimo in un thriller di Hitchcock.
Nel frattempo, Giacomo Maselli, direttore del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno è uno dei giornalisti che non sopporta i metodi violenti della polizia, soprattutto del commissario Jacovella, scopre l'identità dell'uccisore del poliziotto nella rapina, ne raccoglie la confessione, comprendendone il pentimento e tenta di aiutarlo.
Lo stesso Jacovella, letta la notizia con la rivelazione sull'identità di Blasi sul giornale, pedina Maselli e lo salva da un attentato che Pasquale Ragusa stava preparando al giornalista, uno degli agenti spara e finisce Pasquale, e salva Maselli. L'indagine prosegue e il commissario si presenta al funerale del fratello del boss, facendolo diventare una pentola a pressione per il gesto, considerato di poco rispetto.
Tornando a Maselli e alla fidanzata di Blasi, che non lo ha abbandonato neanche quando ha saputo la notizia dell'omicidio del poliziotto, riescono a convincere Blasi a costituirsi, visto che egli a questo punto non ha altre vie di uscita, anche perché ha trovato e letto la lettera del Ministro corrotto al boss Ragusa e sanno che non avrà vita lunga in giro per la città...
Maselli comunica a Jacovella che il ragazzo si consegnerà nella redazione del giornale la sera stessa. Al momento della consegna davanti ai cancelli della Gazzetta del Mezzogiorno, un cecchino del boss Ragusa spara a Blasi, con un fucile di precisione. Il ragazzo muore nelle braccia della fidanzata e sotto gli occhi di Maselli e Jacovella, ma non prima che egli sia entrato in contatto con la lettera che svela il contatto tra il Ministro corrotto e i Ragusa, documento che consentirà al commissario di recarsi ad arrestare il boss, dopo 88 minuti intensissimi di una trama che non lascia tregue.
Oltre alla rapina andata male e il successivo inseguimento in auto, non succede un granché nel film. Vi è un Capolicchio e la sua ragazza che discutono, John Saxon e i suoi poliziotti che discutono con Renzo Palmer e i suoi giornalisti, o Lee J. Cobb che recita alla cieca e mette in mezzo suo fratello per la maggior parte del film.
Ci sono solo uno o due stalli alla messicana qua e là, ma questo è uno dei films con persone che recitano e non molte cose non vengono fatte saltare in aria.
Fortunatamente, il film è guardabile soltanto grazie a Saxon e Palmer, perché entrambi credono che stanno facendo del loro meglio per proteggere la città, anche se detestano i metodi legislativi. Altrimenti tale film si poteva usare come carta per il posteriore...
Non è assolutamente un film da dimenticare, ma potrebbe essere meglio inserirlo non troppo in alto nell'elenco dei cult del poliziesco all'italiana, dato che è un'opera che si colloca appena sopra la media dei polizieschi prodotti nel decennio di piombo.
Il film è passato all'estero con il titolo anglofono di Cross Shot, e non si hanno notizie di doppiaggi non anglofoni, dato il tiepido successo di tale film.
Vi consiglierei la visione di tale film, se avete bisogno di vedere una Puglia di quegli anni e di farvi un po' di cultura sulla situazione pugliese negli anni di piombo.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!
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