Ritornano Quelli della Calibro 38 - 1977

Anno: 1977
Regista: Giuseppe Vari
Casa di produzione: Marzia Cinematografica
Paese di produzione: Italia

CAST
Antonio Sabàto: commissario Tinto Baragli
Max Delys: Bruno
Gino Milli: Toto
Rick Battaglia: capo-commissario
Marilda Donà: maestra
Dagmar Lassender: Rosi
Luciano Rossi: boss del racket
Daniele Dublino: Luca Coppola
Gianfranco De Grassi: Antonio Rotunno
Luciano Pigozzi: Romoletto
Piero Leri: Francesco Carnevali
Giampiero Albertini: Fulco
Maurice Poli: Maurice

ATTENZIONE: SPOILER!


Siamo nel 1977, dove il cinema italiano vide ancora all'opera un filone nato per delle violenze realmente esistite all'epoca, dovuto alla grande esperienza di Umberto Lenzi col giallo e col poliziesco, qui all'opera con Il Cinico, l'Infame e il Violento, dove vediamo un Maurizio Merli alla riscossa contro Tomas Milian, nei panni del Cinese. Sempre Lenzi creò quel capolavoro di citazioni misto a commedia, quale La Banda del Gobbo, dove abbiamo un Pino Colizzi alla ricerca del Gobbo (ispirato al Gobbo della Quarticciola, noto criminale romano del dopoguerra), che sarebbe il solito Milian. Stelvio Massi ha fatto il passo più lungo della gamba, ricevendo l'attenzione sia della critica che dal pubblico, con opere spettacolari come Poliziotto Sprint, dove vi è il solito Merli, ma senza i suoi tipici baffi; ha pure rubato il personaggio del Monnezza con La Banda del Trucido da Lenzi, mettendo un Luc Merenda quasi inespressivo alla caccia di tale ladro.

Il commissario Tinto Baragli è a capo di un'unità speciale contro la criminalità organizzata a Roma. 
Cercano di rintracciare una banda di estorsori, che sono conosciuti per la loro brutalità. Ma la strada per stanare il misterioso boss è lunga e contorta: nessuno conosce l'uomo e chiunque commetta errori nella banda viene immediatamente eliminato.
Intrattenimento buono, ma che non contiene nulla di speciale. Tipica pellicola del genere in cui il commissario è impegnato ed impotente, dove i cattivi sono sempre ovunque, chiunque si trovi nel posto sbagliato viene eliminato subito (o preso in ostaggio, e poi eliminato), e molti corpi aprono la strada alla risoluzione del caso. Performance standard, ma che soffre di un ritmo terribilmente lento durante la prima metà. Nessun sviluppo sui personaggi, azioni rare da vedere. Tuttavia, il film è scritto e diretto in un modo più elegante e divertente, rispetto alla maggior parte delle pellicole di marca popolare prodotti negli anni '70.  Uno dei motivi per vedere questo film è come Luciano Rossi rappresenti alla perfezione il termine di "viscido", specialmente verso la fine del film, in cui comincia a perdere il lume della ragione. Anche per le musiche pionieristiche di Lallo Gori.


Il film passò nei paesi anglofoni con il titolo di Return of the 38 Gang, anche se il titolo non c'entra nulla con la pellicola torinese che avevo già trattato in precedenza.

E' un film alla Milano Violenta, dell'intrattenimento semplice e senza pretese, che può sopravvivere al passare del tempo, e quindi guardabile senza problemi.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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