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Visualizzazione dei post da settembre, 2021

King Kong (1933)-La Spider Pit e altre scene eliminate-

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  -AVVERTENZE- Per i seguenti contenuti presenti in questo articolo, si sconsiglia la visione ad un pubblico facilmente impressionabile e ai lettori che soffrono di aracnofobia- Grazie per la lettura- Di King Kong, l'ottava meraviglia del mondo, si è già parlato molto sul Sottobosco, spesso in maniera molto positiva, abbiamo discusso  dei film perduti non autorizzati  e già detto che è uno dei migliori film dedicati ai mostri in assoluto, probabilmente il primo nel suo genere, diretto da C. Cooper e Schoedsack, con le animazioni in stop motion del sempre magnifico Willis O'Brien(probabilmente, di lui parleremo ancora in futuro). Ora, non staremo qui a parlare della trama e delle sfumature presenti in tutto il film, dato che qui ci concentreremo solamente sulle scene eliminate e inutilizzate, e' tuttavia possibile che in una prossima visione, discuteremo anche del film vero e proprio, in quanto il film merita molto. Prima di iniziare, bisogna fare una premessa, esistono due

Bollettino Cinematografico #2: Dal Neorealismo Italo-Tedesco all'Azione Neorealista di Hong Kong

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Carissimi seguaci, rieccoci qui con il nostro appuntamento del cinema oriental-occidentale con tutte le sue sfumature... ricche di piombo e di tanti acrobati che si lanciano su ogni oggetto per riempire i botteghini di ogni cinema multisala. Si Può Essere più Bastardi dell'Ispettore Cliff? , regia di Massimo Dallamano, 1973. Cliff Hoyst è un agente della narcotici in incognito, e riesce ad entrare in un giro insieme a un trafficante di droga. Viene quindi inviato in Libano per impedire l'acquisto di una grossa partita di droga da un clan mafioso. Unica incursione del regista nel genere thriller/giallo, ed a mani basse riesce a competere anche con altri specialisti come Umberto Lenzi e Fernando Di Leo. Contiene tutto quello che uno spettatore si aspetta nel genere, adatto solo per stomaci forti: doppiogiochisti, sparatorie, inseguimenti, sadismo ed un'estrema ambiguità morale. Il tutto coronato dal classico finale cinico e senza scampo tipico di quegli anni. Patricia Hayes e