Addio, Cuneyt Arkin! | 3 pellicole per ricordarlo al meglio

Cari spettatori del Sottobosco, purtroppo è accaduto.
L'attore che rappresentava la Turchia su celluloide, sino al termine della sua carriera, ci ha lasciato a 84 anni. Se in molti lo ricorderanno per le copie turche di prodotti occidentali come Star Wars (Dunyayi Kurtaran Adam, 1982), per noi sarà ricordato in eterno per le sue doti avanzate nel fare cinema con pochi mezzi a disposizione: inclusi i più effimeri.
Apriamo, assieme a voi, un capitolo postumo dedicato a tale leggenda...

Chi fu Cuneyt Arkin?
Che fu un fulmine nel trovare il suo talento, sia dietro che davanti la cinepresa. Nativo del villaggio di Gokçeoglu, con genitori di origine crimeana e caucasica, finì subito sotto ai riflettori nel mentre stava lavorando ad Eskisehir (poco distante dalla sua città natale) come ufficiale di riserva nel servizio militare: gli occhi del regista Halit Refig si posizionano su di lui nel set di Safak Bekçileri (1963)... e dopo la conclusione della leva militare, Arkin lavorò come dottore ad Adana, fino a quando non si ripresentò l'occasione della sua vita. Non trovando lavoro, accetta l'offerta di Halit e cominciò ad ascendere nel cinema già nel 1964 con Gurbet Kuslari, grazie al suo spettacolare combattimento finale. Fu un punto di svolta per la sua carriera iniziale da attore romantico, e sin da subito si fece le ossa come stuntman al circo di Medrano ad Istanbul... fino a diventare l'attore più richiesto in quasi ogni genere in Turchia: dalla commedia ai films d'azione, dai peplum ai western, dalle denunce politico/sociali al fantascientifico, etc... ed oltre al cinema in generale, era esperto di equitazione, presentava programmi televisivi e per un breve periodo, grazie alla sua laurea in medicina, scriveva articoli sulla salute in dei quotidiani.

Quali sono le tre pellicole che meritano di entrare nella vostra videoteca?

Il titolo, tradotto in italiano, simboleggia "risentimento": ciò riassume perfettamente l'atmosfera rovente della pellicola. Ci troviamo davanti alla storia di un poliziotto che si vede rovinare la sua carriera a causa di un incidente a casa sua, dove accidentalmente toglie la vita a una donna... pecca evidente? Assenti i sottotitoli in inglese, quindi ho provato ad interpretare. Palese che il regista si sia ispirato alle opere estremamente violente di Enzo G. Castellari, dove la vendetta impera senza trovare eguali nel suo cammino: catene in faccia a diversi motociclisti, uomo schiacciato da un elevatore, esplosione di un veicolo tramite ordigno ad orologeria, calci e pugni in carcere, etc... il tutto incorniciato da diverse colonne sonore riprese dalla Francia, come La Course du Lievre a Travers les Champs (1973).

Se il risentimento di poco prima se la giocava con la violenza, qui siamo al vertice della classifica. Intrecci e tradimenti da mettere in subbuglio anche Hitchcock in persona, dove l'intreccio colpisce anche il fratello diretto di un boss della mafia! Boss che si deve anche occupare di sua moglie incinta, nel mentre le forze dell'ordine assediano il luogo in cui lei partorisce... pronte a far pagare il conto al capo. Per quasi tutto il film eviterete qualunque sbadiglio, grazie anche alle continue sparatorie ed alle acrobazie ancora, fottutamente, spettacolari di Arkin: senza l'ombra di una controfigura, è stato capace di saltare su un treno in corsa da un cavallo e non contento, salta sulle giunture di un ponte dal treno in corsa! E che ne dite di concludere la pellicola con uno scontro a fuoco in aereo? Tralasciando il melodramma sulla situazione della famiglia del boss, la pellicola è diretta divinamente: veloce, mai banale e ricca di tensione. Anche la colonna sonora è d'accordo con la mia descrizione.

Dopo l'incursione di poco prima, è giunto il momento di fare irruzione alla Marlboro... perché il fumo emanato in questo film è la causa dei buchi di ozono su questo pianeta. Ma tralasciando la nebbia fumogena del commissario, la trama è capace di diradarla: indaga sulla morte della figlia di un suo amico, coinvolta nella prostituzione e poi tolta di mezzo. Non manca all'appello anche l'azione, che verso il finale susciterà ilarità... ma che grazie ad essa si farà strada nel mondo dei cattivi, picchiando qua e là. Ma tra questi pestaggi di massa, si vorrà fare strada anche il suo amico, dato che vorrebbe vendicare la morte di sua figlia: il commissario tenterà di tenerlo alla larga...


Conclusioni
Sebbene il cinema turco è costellato di copie a basso costo di prodotti occidentali come Rambo (Korkusuz, 1986) e Lo Squalo (Col, 1983), durante il periodo Yesilçam ("Pino Verde") è stato capace di sfornare capolavori come la trilogia dell'uomo di Remzi Jonturk. L'industria cinematografica turca, da sola, riusciva a produrre qualcosina come 250-350 pellicole all'anno sino al fallito golpe del 1980. Anche l'industria italiana provò a toccare con mano la Turchia con il sig. Guido Zurli, ma sfortunatamente produssero filmetti inguardabili... tranne che per Il Piccolo Testimone dell'Orient Express (1973). Cuneyt Arkin militava in tale cinema artigianale, tanto che riuscì ad attirare per davvero registi dall'Oriente come Viktor Lam nel 1974 con Ninja Killer, quando la moda delle arti marziali era in piena esplosione! 

Ed infine, dovunque il sig. Arkin sia tutt'ora, una standing ovation finale è più che obbligatoria per il suo enorme contributo al cinema della Mezzaluna. Con una lacrima sul viso, arrivederci.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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