La Trilogia del "Gioco" (1978-79) | Gli Hitman Movies secondo Toru Murakawa

Cari spettatori del Sottobosco, benvenuti in questo speciale appuntamento con voi... questa volta a tema nipponico! L'ultima volta che l'ho trattato è stato più di un mese prima, ma nel mentre ho avuto l'occasione di vedere colui che ha rilanciato sul grande schermo la carriera del sig. Yusaku Matsuda... oltre ad avere lavorato in serie televisive che consacrarono il Sol Levante nell'ambito del genere poliziesco (co-direttore in Daitokai, co-direttore in Seibu Keisatsu, co-direttore in Tantei Monogatari ed il regista dello speciale del 2004 su Seibu Keisatsu), nel 2016 ebbe anche l'occasione di girare l'addio ufficiale dei "pericolosi detectives" sul grande schermo (Saraba Abunai Deka), anch'esso ricavato da un'altra serie che ebbe un clamoroso successo in patria intorno alla metà degli anni '80... dopo che Hiroshi Tachi lasciò definitivamente il ruolo di motociclista dalla serie della "Polizia Occidentale", ormai giunta alla sua conclusione nel 1984. E quando girò la pellicola, era già sull'orlo degli 80 anni (che oggi sarebbero ben 85!). Niente male.

"I want you for my adventure!" 
Perché è stato "rilanciato" sul grande schermo?
Nel gennaio del 1975 fu coinvolto in un grave incidente con uno studente di 19 anni che lo aveva aggredito con una spada di legno (kendo), pensando che Matsuda stesse per fare lo stesso con una donna. Risultato? Lo studente rimase in ospedale per tre mesi a causa delle ferite riportate dalla risposta di Matsuda... ed esso fu condannato per aggressione il 10 marzo dello stesso anno, ma la sentenza fu sospesa e non scontò i tre anni di reclusione previsti da essa. Per un anno fu costretto ad astenersi dalla partecipazione quotidiana in serie televisive, ed alcune case cinematografiche si rifiutarono categoricamente di includerlo in alcuni loro progetti... fino a quando non venne chiamato nella seconda stagione di Daitokai (1977-78).

Riallacciandomi alla mia recensione redatta sul primo episodio del Bollettino sul primo capitolo della trilogia... ci troviamo davanti all'istantanea di come si faceva un tipico film d'azione negli anni '70: obbligatorie almeno due scene a letto, qui parecchio movimentate e prive di rapporti sessuali. La sua grinta è talmente "cool" da essere rappresentata come una giornata tipo del sicario che, inutile da dire, prende spunto dal famosissimo Golgo 13 in madrepatria. Sangue a fiumi, ma contenuto e sfruttato bene in scene ad effetto, vedasi quelle in cui porta a termine i suoi compiti; brevi scene in cui vi è un microcosmo dietro, dalla tensione alle scazzottate, dal thrilling al mexican standoff... che consacrano al culto anche gli intermezzi comici nel mahjong. Ed è già stato detto che Yusaku fumava talmente tanto da consumare 100 sigarette in una singola giornata? In quasi ogni scena del film appare sempre con una sigaretta in bocca...

Se siete rimasti stupiti dai toni "macho" del precedente film, anche qui regna incontrastato tra intermezzi comici e piombo. E pure tanto. Ed anche se è rimasto nell'ombra per ben 5 anni, non potrà mai lasciare il suo mestiere... perché se non ha una pistola in mano non farà altro che inghiottire intere giornate dalla noia e dal divertimento. Efficiente nella sua professione sanguinolenta, anche senza faticare troppo. In tutti questi anni non ci viene mai detto il perché Narumi abbia deciso di lasciare i riflettori, ma una cosa è certa: quando si risveglia dal prologo del primo capitolo, accanto a lui ha un'idiota che fatica a starsene in silenzio. Che sfortunatamente rovinerà l'atmosfera da noir urbano che avevo apprezzato nel precedente film... ma lo stesso Narumi si è sbarazzato della sua presunzione e del reggere una partita persa già in partenza sulla fiducia del cliente. Rispetto al primo, qui è in balia di due donne: Akiko e Misako, entrambe dai sentimenti complessi che risveglieranno l'aggressività di Narumi del primo episodio... ma che in noi faranno risvegliare l'amore per loro.

Spariti tutti gli intermezzi comici dei due capitoli precedenti, ci troviamo davanti a una pellicola cupa e seria nella sua esecuzione. Dovuta anche alla stanchezza di Narumi, dopo essere stato rapito ed avere ricevuto una richiesta che difficilmente porterà a termine... è ricca di tradimenti. Diminuisce il numero di donne del capitolo precedente e questa volta gli ronza intorno una cantante di un nightclub (Naoko), che a sua volta è stata rapita da tali malintenzionati. Se è stata messa da parte la comicità, lo è anche la sua paura, dati i suoi colpi roventi. Qui è molto più freddo e silenzioso, rispetto ai suoi schiamazzi dei capitoli precedenti: ciò descrive che è il momento di ritirarsi da tale mestiere, ma che allo stesso tempo deve mantenere il suo codice d'onore e tenerlo a galla... alla fine il mondo a cui lui era già abituato nel primo capitolo si è quasi del tutto dissolto nell'oscurità in cui era nato.

Conclusioni
Se anche voi volete immergervi in questo sottogenere dei films d'azione, benvenuti nel club: nel blog avevo già trattato quello che in molti considerano la pellicola più brutta di Maurizio Merli (I Gabbiani Volano Basso, 1977), ma che in realtà fu pionieristica per il tema trattato all'epoca; ed il cinema italico colse il primato nel sottogenere già nel 1973, anno in cui uscì il disinvolto Tony Arzenta con un Alain Delon nel ruolo di un sicario più loquace e più emotivo, rispetto al famosissimo Le Samourai del 1967. E nello stesso anno, uscì anche l'adattamento su grande schermo del manga Golgo 13 nel Sol Levante, interpretato da un meditativo Ken Takakura

E, di nuovo, come sempre: ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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