Revolver - 1988

 
Anno: 1988
Regista: Toshiya Fujita
Casa di produzione: Nikkatsu
Paese di produzione: Giappone

CAST
Kenji Sawada: Nobuhiko Shimizu
Masatoshi Kurakami: Susumu Idemizu
Shiori Sakura: Naoko Saeki
Satomi Tezuka: Setsuko Ozaki
Akira Emoto: Keisuke Mineya
Toshinori Omi: Arata Nagai
Reiko Nanjo: Ayo Yamakawa
Katsuya Kobayashi: Yasuo Akune
Hiroyuki Nagato: Ijichi
Tatsuo Yamada: Shinji Ishimori
Ginji Gao: Kudo
Asako Kurayoshi: Miki Ikegami

ATTENZIONE: SPOILER!


Qualcuno di voi avrà già attivato il T9, ed avrà pensato subito a quella "revolver" di Sergio Sollima del 1973. Solo che in questo caso vengono lasciate da parte le cospirazioni politiche e un oggetto pericoloso diventa il protagonista di una pellicola, come è già avvenuto in L'Arma (regia di Pasquale Squitieri) e Il Giocattolo (regia di Giuliano Montaldo) alla fine degli anni '70.
 


Una revolver viene rubata da un agente di polizia e finisce nelle mani di un impiegato che vuole vendicarsi su una signora che lavorava nel suo ufficio, prossima a sposare un altro uomo. La vendetta diventa un buco nell'acqua e l'impiegato getta la pistola nel cestino di uno zoo. Nel mentre, la raccoglie un liceale che vuole vendicarsi nei confronti di un membro della Yakuza che lo ha picchiato di recente. La polizia è sulle tracce della pistola, e vogliono evitare che possa esplodere qualche colpo... 





Trattasi dell'ultimo lavoro su grande schermo del sig. Fujita, possiamo osservare come un'arma da fuoco possa fare un analisi psicologica abbastanza accurata sulle vite di comuni cittadini giapponesi: da casa in casa porta disgrazie, maledizioni e sorprese ai proprietari, che all'interno del proprio cuore hanno un vaso di Pandora che non dovrebbe essere mai scoperchiato... pellicola che nel primo tempo si prende tutto il tempo per presentarci i personaggi, anche per presentarci la differenza abissale tra un dramma e un poliziesco. Sfortunatamente alcuni difetti sono evidenti, vedasi nei personaggi: nessuna evoluzione in particolare, se non in quella del protagonista. L'esposizione di un argomento così delicato è quasi del tutto sconnesso, dato che vi è molta confusione e pochi momenti di grande impatto. Se a qualcuno di voi capita di vedersi passare tra le mani un vinile di tale pellicola, conservatelo nella vostra libreria musicale. Contiene una rielaborazione ben riuscita di un pezzo evergreen di Bob Marley (I Shot the Sheriff).

Testamento su grande schermo passato quasi inosservato dalla critica dell'epoca, dato che il sig. Fujita lavorò a stretto contatto con l'erotismo durante tutti gli anni '70... per tenere ancora in piedi una casa che dal 1973 fu in piena caduta libera.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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