Rosso - 1985
Anno: 1985
Regista: Mika Kaurismaki
Casa di produzione: Villealfa Filmproductions
Paese di produzione: Finlandia
CAST
Kari Vaananen: Giancarlo Rosso
Martti Syrja: Martti
Leena Harjupatana: Maria
Mirja Oksanen: la ragazza
Maija-Liisa Majanlahti: la cassiera della banca
Orazio Anelli: il capo
Arli Filla: il padre
Liisa Kalliomaa: la madre
Leean Langri Junior: il commerciante di armi
Walter Benigni: narratore
ATTENZIONE: SPOILER!
Altra avventura firmata Villealfa Filmproductions, qui all'apice della sua notorietà in Finlandia. Avventura che omaggia colossalmente il cinema nostrano con citazioni palesi al "Pizza Connection" di Damiani uscito nello stesso anno e alla serie televisiva de "La Piovra", cominciata un anno prima... quest'ultima nota per essere la serie italiana più conosciuta all'estero. Non escludo fosse stato un tentativo made in Finland di adattare i temi narrati nella serie a modo loro. Essendo la Villealfa anche una compagnia di amici che lavoravano senza problemi con il regista, vi militavano volti noti come Kari Vaananen (che diventerà il tassista di "Helsinki-Napoli" nel 1987) e Martti Syrja (già noto per essere uno dei 15 "Frankies" nel grottesco "Calamari Union", diretto dal fratello minore Aki).
Un sicario siciliano di nome Giancarlo Rosso viene assunto in Finlandia per togliere di mezzo una persona fastidiosa... e quella persona si chiama Maria, una ragazza che già ebbe una relazione con lui tempo prima. Appena arrivato nella fredda Helsinki ne approfitta per comprare delle armi per portare subito a termine il lavoro ed irrompe nel suo appartamento, non trovando lei... ma suo fratello Martti, che sin da subito ha enormi difficoltà linguistiche con il sicario. Seguirà un lungo viaggio in auto per ritrovare Maria, con tanto di disavventure lungo il tragitto.
Per dirla breve, mi è sembrato di assistere al nonno di "Too Many Ways to be Number One" (1997), poiché se rimuoviamo le inquadrature grandangolari ed il gore, ci troviamo davanti alla sua copia carbone con gli stessi toni intellettuali e oscuri della Milkyway Image. Per dirla lunga, assimila con un'ottima dose di black humour il road movie alla Umberto Lenzi, accompagnato da musiche siciliane che si adattano senza problemi alle nostre orecchie. E' una istantanea di due mondi contrari che sanno adattarsi, nonostante le avversità circostanti; pur non essendo imparentati con Melville e con una trama appena percettibile (usata solamente come scusa per immortalare i lunghi paesaggi incontaminati della Finlandia), il noir ci piove senza alcuna tregua e li tramuta come vagabondi senza meta: colpito è principalmente il protagonista, che in alcuni istanti mette in dubbio la sua professione e medita il ritiro attingendo da quell'Alain Delon in "Tony Arzenta" (1973).
Un sicario siciliano di nome Giancarlo Rosso viene assunto in Finlandia per togliere di mezzo una persona fastidiosa... e quella persona si chiama Maria, una ragazza che già ebbe una relazione con lui tempo prima. Appena arrivato nella fredda Helsinki ne approfitta per comprare delle armi per portare subito a termine il lavoro ed irrompe nel suo appartamento, non trovando lei... ma suo fratello Martti, che sin da subito ha enormi difficoltà linguistiche con il sicario. Seguirà un lungo viaggio in auto per ritrovare Maria, con tanto di disavventure lungo il tragitto.
Per dirla breve, mi è sembrato di assistere al nonno di "Too Many Ways to be Number One" (1997), poiché se rimuoviamo le inquadrature grandangolari ed il gore, ci troviamo davanti alla sua copia carbone con gli stessi toni intellettuali e oscuri della Milkyway Image. Per dirla lunga, assimila con un'ottima dose di black humour il road movie alla Umberto Lenzi, accompagnato da musiche siciliane che si adattano senza problemi alle nostre orecchie. E' una istantanea di due mondi contrari che sanno adattarsi, nonostante le avversità circostanti; pur non essendo imparentati con Melville e con una trama appena percettibile (usata solamente come scusa per immortalare i lunghi paesaggi incontaminati della Finlandia), il noir ci piove senza alcuna tregua e li tramuta come vagabondi senza meta: colpito è principalmente il protagonista, che in alcuni istanti mette in dubbio la sua professione e medita il ritiro attingendo da quell'Alain Delon in "Tony Arzenta" (1973).
Tappa immancabile per qualunque appassionato novello di Mika, da collezione.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!
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