L'Avvertimento - 1980

Anno: 1980
Regista: Damiano Damiani
Casa di produzione: Capitol Film
Paese di produzione: Italia

CAST
Giuliano Gemma: commissario Antonio Barresi
Martin Balsam: questore Martorana
John Karlsen: Ferdinando Violante
Guido Leontini: Gianfranco Puma
Franco Odoardi: commissario-capo Vincenzo Laganà
Laura Trotter: Silvia Laganà
Giancarlo Zanetti: vice-commissario Prizzi
Marcello Mandò: vice-commissario Pastore
Vincent Gentile: Ludovico Vella
Elio Marconato: Nicola Vella
Andrea Scazzola: Sandro La Grutta
Giordano Falzoni: avvocato Milanesi
Julian Jenkins: avvocato Lopez
Mike Morris: Giorgio Massimiliano
Giorgio Lucchese: Carlo Mannino
Richard McNamara: Castrovillari
Deddi Savagnone: sig.ra Vella
Giampaolo Saccarola: avvocato Vimercati

ATTENZIONE: SPOILER!

Capendo l'atmosfera di Damiani nei suoi gialli/polizieschi, il fatto che la pellicola sia ambientata a Roma è un significato amaro del come sia stata "palermizzata" e di come sia protetta e rinforzata dal potere dello Stato nella capitale.
In ogni film creato da Damiani, è sempre meglio esercitarsi a capire la trama, data la complessità dell'opera e il suo significato criptico e ultra-complesso. Nella pellicola di Io Ho Paura (1977), ci spiega come i servizi segreti e la politica siano collegati con la criminalità, in un modo molto plausibile.

Siamo nel 1980, in un'epoca in cui il cinema italiano si è lasciato alle spalle un decennio di piombo, compreso il filone del poliziottesco, ormai giunto vicino al capolinea. Damiani ci lascia questa sua ultima opera nel genere, e raramente tornerà sul grande schermo a trattare il genere poliziesco, considerando il piccolo capolavoro di The Pizza Connection (1985). Altri registi come Stelvio Massi hanno deciso di lasciare impronte di scarsa qualità come Speed Cross e Speed Driver, e un'opera interessante come Poliziotto Solitudine e Rabbia, tutte create in questo anno poco fertile per il genere. Vi è un Enzo Castellari che crea un'opera noiosa ma piena di azione come Il Giorno del Cobra, con un Franco Nero in uno dei momenti più alti della sua carriera. Per il resto abbiamo un Bruno Corbucci che crea la saga del "delitto comico" con Tomas Milian e Bombolo, Delitto a Porta Romana, che nonostante sia un'opera che contiene le basi del genere, è riuscito ad incassare al botteghino. E' d'obbligo menzionare il poliziesco truculento e realistico di Lucio Fulci, Luca il Contrabbandiere, che è stato finanziato anche da reali contrabbandieri a Napoli!

Durante una delicata indagine su varie personalità dell'alto mondo imprenditoriale e bancario, colluse con la criminalità organizzata (difficile da capire), il commissario-capo Vincenzo Laganà viene ucciso nel suo ufficio per non aver accettato una tangente da 200.000.000, anticipando clamorosamente di 11 anni lo scandalo di Tangentopoli (anche prima di Tutti Dentro del 1984). Intanto, il commissario Barresi sta per rassegnare le proprie dimissioni, dopo aver trovato accreditati sul suo conto in banca 100.000.000 e aver ricevuto una telefonata da ignoti che gli chiariscono come dovrà comportarsi durante l'inchiesta che seguirà all'assassinio di Laganà. Dopo aver seguito inutilmente i sicari, Barresi si accorda con il questore per risolvere il caso. Silvia, la vedova di Laganà, viene ricattata da una donna che dice di avere le prove che il defunto commissario era un corrotto: ma i ricattatori vengono fermati dalla polizia.
Quindi, Barresi interroga Silvia e viene a galla che lei si era appropriata della tangente offerta al marito per corromperlo, e riesce a salvarla miracolosamente da un tentato suicidio, disperata. Da qua in poi, Barresi decide di giocarsi il tutto per tutto e andare fino in fondo con questa delicata indagine.

Film serio e riflessivo sulla corruzione della polizia italiana e sull'influenza della politica nel regno del crimine organizzato. La sceneggiatura poteva essere un po' meno complicata e il ritmo direzionale di Damiani un po' meno frenetico, perché a volte lo spettatore si ritrova perso. Segue l'esempio di Io Ho Paura, inserisce dei nuovi personaggi di cui non si è sicuri delle loro intenzioni.
Damiani non è un tipo da mettere azione e trame spettacolari, ma è la trama ad essere spettacolare e molto macchinosa. Ve ne era così tanta che facevo fatica a capire chi lavorasse per chi o perché le persone facessero quello che hanno fatto. Stavo anche perdendo il filo su ciò che stava accadendo, dato che quasi tutti i personaggi si sono presentati a un matrimonio alla fine. Mi aspettavo di meglio da Martin Balsam, dopo che mi ha lasciato a bocca spalancata in Diamanti Sporchi di Sangue (1978). Nemmeno io ero completamente soddisfatto dal finale, ma ricalca quello del Boss di "dileiana" concezione...


Il film passò nei paesi anglofoni col titolo identico a quello italiano: The Warning.

Nonostante fosse un film sofisticato da comprendere, il botteghino si riempì fragorosamente, arrivando a 1 miliardo e 11 milioni di lire, sebbene fosse parte di un filone vicino al suo capolinea. Ciò dimostra che il filone ebbe successo, se veniva usato bene.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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