Quando i Picciotti Sgarrano - 1978

Anno: 1978
Regista: Romolo Cappadonia
Paese di produzione: Italia (film uscito solo in Sicilia)

CAST
Salvatore Giuliano Junior: Renzo
Enrica Saltutti: Tinuzza
Romolo Cappadonia: Don Mimì
Antonino La Rosa: Zù Tano
Antonia Comandè: Ledda
Giovanni Napoli: Malaspina
Sofia Amendolea: Grazia

ATTENZIONE: SPOILER!


Siamo nel 1978, in un'epoca dove il poliziesco all'italiana era in piena fase di implosione su sé stesso, per via della scarsità di idee per farlo mandare ancora avanti. Possiamo vedere un Stelvio Massi alle prese con Maurizio Merli, con Un Poliziotto Scomodo e Poliziotto Senza Paura (co-prodotto con la Germania), uno abbastanza serio e l'altro poco credibile.
C'è anche una menzione (dis)onorevole, come i films diretti da Mario Bianchi, che di lì a poco è letteralmente sparito dal poliziesco: La Banda Vallanzasca, Napoli: i 5 della Squadra Speciale, Provincia Violenta, tutti usciti nello stesso anno di questo film e considerabili spazzatura anche al giorno d'oggi, se non per alcune scene di culto. Ma la pellicola in questione è un caso molto particolare. Sebbene sia stata girata con poche lire, e che prima del 2006 si considerasse perduta, attira per i suoi mezzi...

In una piccola città costiera siciliana, i pescatori vengono estorti da Don Mimì, capo della mafia locale. Li costringe a vendere il pesce a prezzi stracciati. I pescatori pescano quotidianamente e cercano di sfuggire al controllo di Mimì, entrando nelle acque più lontane dalla costa siciliana. Ciò che riescono a pescare in quelle acque, viene tenuto nascosto per essere venduto successivamente a Nicola, un commerciante onesto. C
on l'aiuto del suo scagnozzo Malaspina, Mimì ispeziona il funzionamento del mercato locale. Il gangster si rende conto che le vendite sono diminuite e che la quantità di pesce in circolazione sta diminuendo. Così, Mimì scopre che i pescatori vendono la merce a Nicola, ed egli ordina che venga ucciso. Nel frattempo, il capo dei pescatori locali Renzo si innamora di una ragazza del luogo (Tinuzza) e decide di lasciare al suo destino la sua attuale fidanzata Ledda... e un audace giornalista, soprannominato Lisi, arriva in città ed è disposto a indagare sulle strane morti di uomini d'affari nel settore della pesca nella regione.
Renzo si fidanza ufficialmente con Tinuzza e si sta preparando a creare una cooperativa con gli altri pescatori della regione per sfidare la mafia. Ma Renzo ignora che Tinuzza, in passato, aveva una relazione con Malaspina, il braccio destro di Don Mimì...

Non sembra neanche un poliziesco, è una commedia romantica mascherata da mafia movie, tra dei malavitosi e un comune pescatore, con un giornalista di mezzo. Per dirla breve.
Pellicola siciliana curiosa ed amatoriale (girata con un budget di 4.000 Lire), che cerca di descrivere con del rovente sarcasmo la condotta sfruttatrice della mafia in Sicilia. Il cinismo ipocrita di Don Mimì rende il film amaramente comico, ma attualissimo nella sua esecuzione. E da buon film folkloristico, gran parte di esso è intriso di dialoghi in dialetto siciliano (ovviamente incomprensibile da chi non ha esperienza nella lingua nostrana). Hanno anche cercato di commercializzare il film con il titolo "Nettuno e la Mafia". Girato interamente a Messina e dintorni; sia il regista che il cast sono letteralmente estranei all'estero.

Sebbene questo film sia una copia dei films folkloristici di Mario Merola, la denuncia contro la mafia è una cosa molto attuale anche adesso in Italia. Film guardabilissimo, sebbene abbia vari problemi di budget e di attori.
Ci vediamo in un'altra recensione, cari spettatori del blog!

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